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Il Tosco l’ha vista così: BOLOGNA MILAN 0-2
Col senno di poi il piano tattico di Thiago Motta non è stato perfetto: al via, i suoi ragazzi sono stati dirottati in un pressing alto, uomo contro uomo che, se giusto concettualmente è apparso errato nella distribuzione dei compiti: vediamo perché.
Sotto a Zirkzee hanno lavorato Moro sul centrosinistra spesso saltato dal primo palleggio (per poca capacità di contrasto) e Ndoye sul centrodestra (molto applicato su Theo); Ferguson a “ballare” sul mezzo spazio difensivo di sinistra preso in mezzo dalle salite di Calabria (non controllato da Moro che si accentrava per schermare alto Krunic) e dal controllo di Loftus Cheek, mentre Aebischer sempre a uomo su Rijenders controllava il mezzo spazio di destro; Dominguez così doveva spesso uscire su Krunic quando il Milan risaliva il campo e veniva portato fuori dalla zona più delicata, quello del presidio difensivo davanti alla difesa dove, sono apparse evidenti le difficoltà del Bologna ad assorbire le incursione rossonere.
Non a caso, nella ripresa, il mister rossoblu è corso ai ripari riportando tutto dentro ad una logica: centrocampo a 3 con le due mezze ali Ferguson e Aebischer a sostegno di Dominguez play basso e i due esterni Ndoye e Orsolini in aiuto a Zirkzee.
Questa soluzione poteva essere studiata anche ad inizio match preservando per la ripresa Orsolini non ancora pronto per la titolarità, con Aebischer largo a destra (come visto parecchie volte la scorsa stagione), Ndoye subito a sinistra e Moro nei tre di centrocampo (banalmente un 433 per dare i numeri).
I piani partita non sempre riescono e l’aver regalato tatticamente i primi venticinque minuti, non ha certamente aiutato il Bologna, obbligato poi a rincorrere per rimettere in piedi una gara contro un Milan che non vedeva l’ora, invece, di poter gestire tempi e spazi.
Naturalmente non si possono addossare particolari colpe al mister: quando si perde una partita contro una squadra che solitamente fa campionati di vertice non sempre si riesce ad imbrigliare l’avversario, ma tatticamente sarebbe stato più logico normalizzare l’assetto invece di complicarlo.
Ma il contesto resta quello della scorsa stagione: il Bologna di Motta c’è, ha una certa vocazione al gioco, la palla la fa girare bene, le tracce sono ben visibili e i concetti sono già chiari ed inequivocabili e al sottoscritto tanto basta e avanza.
Tosco