Paga più l’integralismo o l’elasticità?
La domanda è naturalmente retorica visto che nel calcio non esistono verità assolute ma così come il Bologna contro la Roma ha subito il gol di Mayoral per l’integralismo del suo modo di difendere a uomo, lasciando “solo” Danilo, così lo Spezia ha abusato delle marcature “preventive” e della difesa alta, quando era evidente che i difensori liguri faticavano a tenere nell’uno contro uno soprattutto Palacio e Soriano: ogni volta che i due calciatori rossoblu entravano in possesso di palla per gli avversari erano guai veri: marcare di reparto sarebbe stato più logico per assorbire meglio gli attacchi del Bologna.
Ma tant’è: probabilmente Vincenzo Italiano conosce le caratteristiche dei suoi calciatori e allora, viva gli integralismi ( calcistici s’intende ) quando e se alla lunga pagano aldilà della singola partita ( stesso discorso, naturalmente, vale per Mihajlovic ).
Il Bologna è stato molto bravo nel giocare palla addosso ai propri giocatori di talento che, mai come ieri, hanno avuto vita facile nel liberarsi dalle marcature e trovare poi giocate negli spazi dietro la linea difensiva avversaria, manipolata dapprima muovendo bene palla, disordinata poi, dalle giocate di qualità: quando Soriano e Palacio giocano quel tipo di calcio è difficile per tanti, figurarsi per i volenterosi e poco altro, difensori dello Spezia.
La bravura degli uomini di Mihajlovic è stata quella di trovare le giocate giuste sugli uomini di talento in maniera più diretta rispetto ad altre volte dopo il recupero palla, si è cercata subito la profondità su Palacio o la palla fra le linee per Soriano, così da arrivare in minor tempo in zona di rifinitura o di attacco diretto alla porta avversaria a scapito della precisione, visto che ieri i rossoblu hanno palleggiato con una percentuale solo del 77%.
Poco altro da aggiungere sul piano tattico e per una volta tanto mi vorrei soffermare su alcuni singoli: buona la prova di Orsolini al “rientro” coi galloni da titolare: realizzare un rigore dopo pochi minuti nella sua “condizione” psicologica non era semplice, così come restare dentro ad una gara in cui per larghi tratti, si è privilegiata la manovra centrale o sulla fascia opposta visto che l’accoppiata Barrow-Palacio trovava terreno fertile per fare male agli avversari.
E poi ancora una prova importante di Schouten il quale, dalla gara contro l’Inter, riesce a mantenere costante la qualità del “suo calcio” per tutti i novanta minuti: ho scritto del suo calcio perché l’olandese si muove in modo molto particolare, con movenze anche atipiche per postura e corsa, fabbricando giocate semplici ma spesso dirette ed efficaci e adesso, anche la fase difensiva non è più approssimativa ma più decisa e maggiormente costante: bene così.
Tosco