Avrete notato come ormai le squadre che partecipano al campionato di serie A si dividono quasi equamente tra quelle che difendono con 3 centrali e 2 laterali, definite difese a 3 ( Inter, Atalanta, Lazio, Roma, Fiorentina, Udinese, Verona, Genoa, Crotone e Juve nella sua ultima apparizione ma da confermare ) e quelle che invece difendono con 2 centrali e 2 laterali, definite difese a 4, che sono le restanti 10 squadre.
Gli assetti difensivi, presi in considerazione sono necessari per comprendere che oggi, si sceglie un tipo di difesa non solo per proteggere la propria porta ma, al contrario, per partire da dietro nella proposta offensiva che un allenatore vuole attuare.
Il fatto che tutti gli allenatori, ma proprio tutti, dai più “innovatori” ai più conservatori, da De Zerbi col Sassuolo a Castori con la Salernitana, tanto per fare un esempio e senza per questo voler offendere nessuno, tentano prendendosi qualche rischio, di partire dal portiere, per costruire l’azione offensiva, ne è la prova evidente.
Pensate che se prendersi tali rischi fosse evitabile gli allenatori non ovvierebbero ad un tipo di proprosta offensiva del genere?
Io penso di si, visto che sono poi i primi a pagare le conseguenze dei mancati risultati.
Evidentemente non è possibile fare un calcio diverso e tento di spiegarne il perché.
Le squadre faticano sempre più a trovare la profondità oltre la linea difensiva avversaria: in occasione di una recente intervista al neo allenatore Pirlo, lo stesso ha dichiarato che il suo attaccante centrale deve sempre attaccare la profondita!
Belle intenzioni, ma poi ci sono le difese avversarie che la profondità non te la concedono e allora cosa fai con quel signore che sulle spalle ha un ipotetico 9?
Lo mandi in fuorigioco una dozzina di volte a partita?
Oppure lo coinvolgi dentro ad un sistema di gioco in cui se non può andare in profondità può almeno rendersi utile alla squadra nel palleggio, nell’aprire spazi per gli inserimenti dei centrocampisti eccetera.
Ed è per questo che ad esempio il nostro Santander trova così tante difficoltà nella proposta di gioco di Mihajlovic: il Bologna non è una squadra che gioca un calcio di transazioni lunghe ma, il più delle volte, avendo un baricentro mediamente alto, gioca in spazi stretti.
Dentro quegli spazi il Ropero fatica a districarsi per aiutare la manovra ad essere fluida, ad allargarsi per completare le rotazioni offensive utile per mandare al
tiro i centrocampisti eccetera.
Non è una questione solo di qualità ma di attitudini e non a caso Santander giocava e rendeva maggiormente nel calcio di Inzaghi dentro al quale si muoveva in spazi più ampi, con porzioni maggiori di campo da coprire che esaltano certamente le sue qualità di ottimo atleta e grande combattente.
Tornando agli assetti difensivi utilizzati per far partire il gioco, chi decide di utilizzare i 3 difensori centrali solitamente usa i due braccetti ( così vengono chiamati i centrali di destra e di sinistra ) per allargare il gioco sostituendosi ai terzini i quali, si alzano oltre la linea mediana occupando già la metà campo avversaria.
Le mezzeali invece, fanno movimenti contrari e verso il portatore di palla mettendosi in zona luce fra le linee, così da dare al possessore di palla più opzioni.
Le proposte di gioco di chi parte con difese a 3 sono più propense, salvo variabili troppo lunghe da aggiungere, ad un calcio in ampiezza, che si sublima quando i quinti arrivano chi al cross, chi alla conclusione, avendo riempito l’area con un numero più o meno ampio di calciatori.
Gli allenatori che decidono di partire da una difesa a 4, solitamente usano uno dei due difensori centrali per fare partire l’azione mentre il restante viene
utilizzato per entrare, palla al piede, nella metà campo avversaria, dopo essersi preventivamente smarcato spesso usando proprio il portiere nel giropalla difensivo.
I terzini, nel caso, si muovono inversamente al caso precedente: quello sul lato forte avanza e si propone mentre l’opposto sul lato debole, si ferma per dare copertura.
Con questo tipo di scelta l’ampiezza viene sfruttata solo quando si è occupata la metà campo avversaria, prediligendo il palleggio e la risalita attraverso il
fraseggio e portatori di palla capaci di risalire il campo palla al piede.
In un calcio così, la capacità intuitiva è ormai necessaria per tutti i calciatori, dal portiere alla prima punta: in base al tipo di pressione che porta l’avversario il calciatore in possesso palla deve non solo controllare al meglio la stessa ma percepire e intuire anche la giocata giusta, quella cioè più utile per lo sviluppo successivo al suo passaggio, trovare cioè il lato o la porzione di campo meno occupata dagli avversari o presidiata dal calciatore più debole preventivamente “battezzato”.
Questo è un altro snodo fondamentale da capire in quanto non basta più il calciatore bravo nei fondamentali ( sempre utili si intende, ma non più sufficienti per i requisiti odierni ), oggi serve il giocatore intuitivo: prima era quasi dote esclusiva del trequartista rifinitore e del regista.
Oggi la regia e la rifinitura avvengono in varie zone di campo, e spesso si sublimano nella stessa giocata:
capita sovente di vedere in quella che era la posizione di regia cioè il cerchio di metà campo la giocata vincente, il passaggio filtrante che manda in porta
uno o più compagni.
Diventa così fondamentale il portiere con ottime capacità podaliche in quanto “l’ingaggio”, lo scontro fra reparti, avviene quasi tutto nei 30 metri della mediana
o si sposta di qualche metro, e in caso di recupero palla il portiere diventa utile per lo scarico: l’estremo difensore non essendo marcato, può gestire il possesso nel modo migliore e dare il via ad una nuova azione dalla parte giusta e/osul compagno giusto.
Quindi in conclusione insieme a dei concetti cambiati sui singoli calciatori e i rispettivi ruoli, bisogna annotare anche i cambiamenti dei reparti e in questo
senso dalla linea difensiva partono le intuizioni più logiche e le scelte giuste per proporre lo sviluppo della manovra di una squadra Restano invariate le casualità come il gol fatto sul rilancio fortuito o anche qualche volta intenzionale del portiere sulle punte: nell’arco di un campionato di gol del genere se ne conteranno un paio a differenza delle centinaia arrivati da manovre studiate, così come altre segnature sporadiche che a livello statistico non fanno la differenza.
Ecco spiegato il perché gli allenatori tutti, cominciano dalla difesa per costruire, perché statisticamente si fanno molti più gol giocando a calcio e non sparando su il pallone.