Vedute differenti
Ora è ufficiale. È addio.
Giorni e giorni a fasciarci la testa sull’eventuale rinnovo o meno, senza avere il tempo di vuotare la mente e provare a pensare al presente. Qua a Bologna nessuno trattiene nessuno… e meno male, aggiungo io. L’unico indispensabile è sempre lui: il presidente. Il merito di questa stagione è certamente di tutti, se dovessimo suddividere la torta, ognuno prenderebbe una piccola fetta (Motta compreso, ovvio). Se guardiamo alle altre panchine, in quanti mantengono saldo il proprio posto per una manciata di anni? Pochi, pochissimi. A dimostrazione di quanto possano cambiare scenari e interpreti, ma ciò che conta è la proprietà. Una proprietà forte, solida e restia sulle proprie idee: l’allenatore allena, la dirigenza dirige. Semplice. Togliere potere all’uno per conferirlo all’altro è una mancanza di rispetto e fiducia. Ed è proprio qua che viene sottolineata la FORZA di questa meravigliosa società.
I tempi corrono a dismisura e oggi le bandiere non esistono più, quelle poche altro non sono che una peculiarità in un mondo amorfo: la Grande Bellezza. Se pensavate che un profilo come Thiago Motta potesse stanziarsi qui a Bologna vi sbagliavate di grosso, per quanto sognare sia un’azione libera e non costi nulla. Il lavoro fatto dal tecnico sotto le due Torri non deve essere certamente cancellato: ha ridato gioia a una piazza che mai era stata così in festa. Ci ha fatto capire cosa stia a significare il termine “gruppo” nel mondo del calcio, più in generale dello sport, compiendo un vero e proprio miracolo, inimmaginabile. Il passato non si dimentica, è giusto che nei nostri cuori ne venga riservato un posto ad honorem, quel posto che vorrò ritirare in ballo qualora volessi ricordarmi di te. Inutile piangersi addosso.
Grazie Motta.
Grazie per averci fatto sognare, gioire, piangere e divertire, parecchio. Da frenesia a puro godimento, dal tremolio della gamba con il quale guardavo le partite allo stravaccarsi con cui le guardo ora. Magia. Ricordiamo il passato accettando il presente, i problemi della vita sono ben altri. Come tutte le belle storie sono destinate a finire, anche questa è giunta al termine. Mi è stato insegnato però che non conta la meta, ma il viaggio e ti assicuro che quello è stato bellissimo, unico, paradisiaco. L’epilogo non è tutta la storia, non ci sarebbe una fine triste se non ci fosse stato un inizio felice, quindi voglio ricordarmi le parti felici.
A chi dice che l’allenatore non conta nulla invito a riflettere, a meditare e perfino a farsi un giro sui campi da calcio, praticandolo… il calcio. A te che ci hai fatto vedere un qualcosa di nuovo, fatto di principi supportati da dinamicità e fluidità. A te che sei stato emblema del calciatore intelligente, questa intelligenza l’hai saputa trasmettere ai tuoi ragazzi. Atleta e professionista. Professionista come la scelta che hai fatto, d’altronde il tuo è un lavoro e come tale alla base di tutto c’è il Dio Denaro. Non ti sei discostato più di tanto dal Thiago Motta calciatore: cambia il ruolo, il carattere rimane lo stesso. Di nuovo professionista, seppur carente in qualche uscita sopra le righe. Ma fa parte dell’essere umano, sbagliare.
Sei stato l’allenatore della cosa che amo di più al mondo, per cui combatterei a costo di morire. Sei stato uno degli artefici della stagione più bella che potessi mai vivere. Sei stata la prima persona con cui ho avuto modo di poter interagire in sala stampa: le tue risposte, le tue spiegazioni, i tuoi sguardi e i tuoi bronci. Gli allenatori vanno e vengono, la fede resta. Quella mai mi abbandonerà e io mai abbandonerò. È una promessa, e da UOMO sono in dovere di rispettare. Thiago, io ti auguro il meglio perché in fondo un po’ di bene te ne voglio. Impossibile non volertene. Hai l’appeal da grande allenatore e tutte le carte in tavola per non deludere le aspettative che tu stesso hai creato. Così facendo capiremo il valore effettivo dei nostri giocatori: quanto hai dato loro e quanto loro hanno dato a te.
Al termine della gara con il Genoa, io ci ho creduto in quell’abbraccio, in quelle parole nel post-partita e nei pugni alzati al cielo una volta radunato l’intero GRUPPO. Ci hai lasciato nel migliore dei modi, avendo fatto il massimo e forse andando anche oltre – seppur tutto meritato. In questi giorni abbiamo letto di numerosi addii e ritiri, molti dei quali dopo il raggiungimento di un’impresa; forse perché oltre è difficile andare, perché sei tu in primis consapevole di ciò che si può o non si può fare. Non ci hai traditi, hai semplicemente fatto il tuo: l’allenatore. Un allenatore forte, sagace e consapevole delle proprie idee percorrendo la strada in solitaria senza sentire le voci altrui in sottofondo.
Te nei sei sbattuto dei giudizi della gente, di coloro che hanno avuto da ridire sulle scelte dei giocatori schierati salvo poi ricredersi perché hai sempre avuto ragione. Si lamentano dell’impiegabilità dei giovani in Italia, tu li schieri e hanno da ridire… per non parlare poi del settore giovanile. Una volta che fai una scelta errata vieni accusato di non aver voluto vincere appositamente per favorire “quelli là”. Vedute differenti: chi sa, sa, e purtroppo anche chi non sa, giudica. Quanto ci viene bene in questo paese: tutti fenomeni con le parole, meno quando c’è da dimostrare. Ogni tanto la pratica insegna più della teoria e solo un ignorante (= colui che ignora) può pensare che una squadra scenda in campo per perdere, per quanto ne sussistano le sfumature.
Per quanto fosse già nell’aria, ritenere Thiago Motta una persona anaffettiva sia errato: non tutti esprimono le proprie emozioni in ugual misura, lui magari non le ha volute ostentare. Gli occhi lucidi di Genova però si sono visti e non c’è scritto da nessuno parte che uno debba misurare il valore affettivo in maniera proporzionata alle lacrime versate. Il Bologna ha chiuso la stagione alle spalle di Juve e Atalanta, ma è ugualmente Champions League se ce ne fossimo dimenticati. “Come faremo senza Arnautovic, Dominguez e Schouten? Come ci si può presentare con questa squadra a inizio campionato?” E tanto altro ancora…
Solo in un futuro lontano ci accorgeremo di quanto sia stata bella la stagione 2023-24, a patto che molti di voi sul carro non siano scesi dopo esser appena saliti. Che dire caro Thiago, ci siamo dati la mano e fatto forza nei momenti difficili (pochi), arrivando alla fine di questo meraviglioso libro. Qualora ti dovessi incontrare per strada il saluto non mancherebbe, sperando tu ti possa ricordare di me.
Da domani si riparte, lo faremo senza di te, ma puoi starne certo che ripartiremo!
Foto: Bologna Fc 1909