Il pre-partita di Juventus-Bologna
Il tempo scorre inesorabile, dal Thiago Motta in tuta festoso sulla panchina del Bologna, allo smoking sulla panchina bianconera. Tutto questo in pochi mesi, gli stessi mesi presi dal tecnico italo-brasiliano per attardare un rinnovo contrattuale, poi mai arrivato. Già, perché il dialogo dirigenziale non è mai mancato, così come la fiducia e il rispetto che Saputo & co. avevano in Thiago Motta, il quale in maniera egoistica (lecita nel mondo dello sport) ha scelto una piazza più ambita.
Allora perché i tifosi rossoblù dovrebbero mai accanirsi contro quel tecnico che li ha portati a vivere una stagione da sogno, forse mai vissuta prima, arricchita dalla qualificazione in Champions League? Il modo in cui si sono separati. La scelta è indiscutibile (anche se per molti questo rientra nel loro astio), ciò che è venuto a mancare è la chiarezza e il rispetto in tale scelta. Voltata pagina. Il Bologna ha dovuto riassettare e ha virato su un allenatore che, a differenza di Motta, già da mesi aveva dichiarato il suo mancato rinnovo in quella che oggi è la sua vecchia squadra.
Ecco che, dunque, già a partire dalla gara in settimana con il Monza in Coppa Italia la pletora rossoblù si era già fatta sentire sul tecnico italo-brasiliano. Nel mentre, i ragazzi di Vincenzo Italiano si sono presi gioco di un Monza inerme e mai in partita, evidenziando i soliti problemi già mostrati a più riprese in campionato. In molti, all’uscita del calendario, si sono appuntati con un teschio la data odierna: giornata di vendetta a cui – come di consuetudine – non parteciperanno i gruppi ultras organizzati come da comunicato. Il tifo, però, sono certo si farà sentire, in quanto non tutti proveranno indifferenza quest’oggi.
Alla Continassa, nel mentre, Thiago Motta è finito nel mirino dei primi detrattori di Allegri, oggi richiamato all’operato per l’insoddisfazione nei confronti dell’ex Bologna. Giuntoli, però, è fiducioso più che mai in Motta, a mio modo di vedere incriticabili dopo la ventata d’aria nuova portata in casa Juventus. Una trasformazione radicale, dal vetusto al puerile, a dimostrazione dell’età media scesa in campo ogni weekend dai bianconeri e dallo scarno materiale a disposizione avuto in alcune gare. Per aprire un ciclo e apprendere il calcio ragionato di Motta ci vuole tempo e a Bologna ne sappiamo qualcosa: gli stessi che volevano sassarlo dopo appena 4 giornate ne sono diventati i più grandi estimatori.
Nessun rancore sul saluto: alla domanda postagli in conferenza stampa, Thiago Motta si è limitato solamente a un semplice “due anni bellissimi a Bologna”, niente di più. Una Juventus che riesce a recuperare Vlahovic, Savona e Adzic; battuta la concorrenza proprio sul Bologna lo scorso mercato invernale. E se da una parte c’è chi recupera, dall’altra c’è chi perde pezzi pregiati: contrattura alla coscia sinistra per Lykogiannis e lesione di primo grado del bicipite femorale destro per Orsolini, per il quale il 2024 può dirsi già concluso. Dallinga, invece, dopo la contusione al polpaccio comunicata a pochi minuti dal fischio d’inizio di Coppa Italia, può dirsi recuperato e sarà della partita. Con ogni probabilità sarà Castro a dover reggere il confronto dal 1’; lo stesso Santiago che proprio con la Juventus sette mesi fa trovò la sua prima rete in Italia, nell’ultima sfida al Dall’Ara nella stagione dei sogni.
Una gara che, a ripensarci, si è trascinata con sé non poche polemiche: sopra di tre reti fino a un quarto d’ora dalla fine… fu 3 a 3! Il campionato terminò con i bianconeri davanti al Bologna, “colpevole” di aver alzato bandiera bianca una volta certi della musichetta della Champions. L’ultimo successo dei rossoblù all’Allianz Stadium fu nella stagione 2010-11 quando all’ora manco si chiamava Allianz Stadium, bensì Olimpico di Torino. L’artefice di quella vittoria fu Marco Di Vaio, la cui doppietta condita dalla esultanza in scivolata risollevò il Bologna dai guai. A dire il vero la scorsa stagione i felsinei non ci andarono lontani a sfiorare l’impresa, anche se Di Bello non fu della stessa opinione, non assegnando un clamoroso penalty di Iling nei confronti di Ndoye. Di Bello fu fermato dai suoi supervisori, ma al Bologna quei punti di certo non glieli ridiede più nessuno.
Questa volta il fischietto sarà affidato a Matteo Marchetti della sezione di Ostia Lido, che nel presente storico è ricordato per l’eliminazione dei rossoblù con la Fiorentina nella lotteria dei calci di rigore in Coppa Italia. Con il Bologna in campionato due precedenti e due pareggi; sempre due i precedenti con la Juventus con altrettante vittorie. E allora già che siamo nella cerchia delle statistiche, sottostanti il più delle volte al solo sentito dire, voglio ricordare come Italiano con il Bologna abbia la stessa media punti di Motta, perlopiù con una gara da recuperare. Il gioco sarà cambiato (e ci mancherebbe, aggiungo io), anche se Italiano non ha mutato la sua visione: pressing asfissiante sulle prime uscite, continue pulsazioni sulle fasce e calcio frenetico e dinamico.
Neppure Motta ha stravolto il proprio credo, semplicemente da quelle parti erano abituati a tutt’altro; il termine pazienza (sappiamo essere la virtù dei forti) non sempre collima con il volere decisionale dei grandi club. Oltre alle divergenze, se si entra più nello specifico Motta e Italiano (siccome in continuo paragone) non si diversificano più di tanto: entrambe creano densità in area di rigore senza riuscire ad andare al tiro; mentre la Juventus palleggia in ogni zona del campo, il Bologna si allinea ai bianconeri alla voce “passaggi lunghi”, saltando spesso proprio più zone di campo.
Foto: Bologna FC 1909