
L'area del pericolo: Milano gioca e vince
In passato si diceva che l’asse play-pivot rappresentasse ciò di più importante nel gioco di una squadra, oggi non si parla di ruoli, bensì di funzioni, compiti e posizioni di campo. Il risultato, però, è lo stesso: il pitturato resta uno dei concetti cardine della pallacanestro.
Nella serie tra Milano e Virtus, chi ha (quasi) sempre avuto la meglio sotto le plance è stata la Segafredo, capace di colpire in post basso con tanti giocatori e di appoggiarsi nella maniera corretta al semigancio di Jaiteh, oltre che a penetrazioni di esterni, in grado di segnare in volata verso il ferro. Gara 5 ci racconta un qualcosa di profondamente diverso: l’Olimpia riesce, finalmente, a variare le proprie soluzioni offensive, non si affida più solamente ai tentativi dalla lunga distanza e prepara un match corretto a livello tattico, durante il quale vengono ripetutamente messi in pratica schemi, che permettono a varie individualità di arrivare fino a canestro. Questa impostazione di gara è visibile durante tutto l’arco dei quaranta minuti di gioco, ma un’azione in particolare ne dimostra l’assoluta efficacia: a sette minuti e quaranta secondi dall’intervallo lungo, l’Emporio Armani si guadagna una rimessa nella metà campo offensiva, Napier la batte dall’angolo destro, la sfera viene recapitata a Baron in semiangolo sinistro, si va, poi, da Ricci in post basso, a quel punto Baron si muove sul perimetro fingendo di voler prendere un tiro da oltre l’arco, chiama il blocco di Melli, Mickey segue il numero 9 milanese e lo statunitense, senza voler forzare da distanze siderali, taglia verso il ferro, ricevendo dall’ex Virtus ed appoggiandone due facili al tabellone. Milano ha, quindi, occupato ogni zona di campo, ha mosso velocemente la sfera, ma, soprattutto, ha avuto pazienza nell’attaccare, finendo per trovare la soluzione migliore ed è proprio questa Olimpia meno individualista e statica ciò che deve spaventare maggiormente Bologna in vista di gara-sei.
I padroni di casa, inoltre, manifestano la loro superiorità nei pressi delle plance quando si tratta di fare propri i rimbalzi: il computo totale delle palle vaganti catturate dalle due compagini dice 40-26 in favore dei biancorossi, mentre, considerando solo i rimbalzi offensivi, da segnalare è un increscioso 12-5 a svantaggio della Segafredo, quasi incapace di guadagnarsi extrapossessi. Il pitturato diventa, così, in quaranta minuti, nemico dei bolognesi, i quali dovranno limitare gli avversari in ogni zona del parquet di gioco durante la serata di mercoledì e sperare di rialzare le proprie percentuali al tiro, sopratutto da oltre i sei metri e settantacinque.
Le vu nere si mostrano meno brillanti rispetto ai primi quattro atti della serie nella metà campo avversaria, non trovano alcun contributo da Shengelia e Teodosic e si affidano solamente ad Hackett e Belinelli, riscoprendo, quantomeno, un pimpante Jaiteh, vincitore della sfida personale contro Hines, non al meglio fisicamente; sarà necessario, di conseguenza, per i felsinei tornare ad esprimere la miglior pallacanestro possibile e coinvolgere tutti i componenti del roster, non solo in fase difensiva.
La serie è apertissima, la Segafredo perde “solo” di sette punti il match giocato peggio, contro l’avversario nel suo miglior abito, ma ci vorranno attenzione, applicazione, difesa e gioco corale per riportare la serie in parità…
…e l’area non dovrà rappresentare un pericolo.