La Virtus non conquista la Vitoria: Bologna decima, sarà play in contro l'Efes
Si chiude con la settima delusione consecutiva la regular season europea della Virtus Bologna. Alla Segafredo Arena passa il Baskonia, le Vu nere scivolano al decimo posto in graduatoria e dovranno affrontare l’Anadolu Efes in terra nemica al primo turno play in.
In seguito al dominio dei primi venti minuti, come spesso accaduto nella seconda metà di annata, la Virtus toglie le mani dal manubrio, si mostra poco lucida, a partire dal condottiero in panchina, e vede scappare la partita dalle proprie mani troppo facilmente. I rossoblù iberici, al contrario, sono bravi a non demordere mai, riuscendo, non appena i padroni di casa concedono loro la possibilità, a mettere la freccia, sorpassare e mantenere il gap di vantaggio creato; il maggior talento di alcuni membri del roster rossoblù fa pendere la bilancia da una parte, quando, invece, per Bologna resta il rammarico di non essere riuscita a gestire la diatriba coralmente, come aveva fatto nei primi venti minuti di gioco.
Le Vu nere approcciano bene il match, mostrano subito la faccia giusta e, dopo il punto a punto del primo quarto, riescono ad accumulare un vantaggio più ampio nel corso della seconda frazione; ogni individualità viene messa in ritmo, chi grazie all’attacco e chi, al contrario, in seguito a buone azioni difensive: Hackett, Lundberg, Polonara, Dunston e, perché no, anche Mickey, per motivi diversi, rappresentano i volti principali di un’ottima Segafredo, la quale subisce dai “baller” avversari, riuscendo, però, anche a catturare parecchi rimbalzi, stringersi in area e concludere con buone percentuali. Luca Banchi prova ad inserire Ante Zizic, il quale, a differenza di quanto mostrato nelle ultime settimane, non riesce mai ad entrare in partita: il peggiore del primo tempo per la Virtus.
L’utilizzo di Abass e Dobric è, come sempre, troppo limitato, viene ributtato nella maschia Isaia Cordinier, al rientro dall’infortunio alla caviglia con interessamento dei legamenti, ed il reparto delle ali piccole è, senza dubbio, quello che riesce ad incidere in minori dosi rispetto a tutto il resto della formazione bianconera: i “tre” alternativi al transalpino non possono essere proposti sul parquet col contagocce, poiché asciugare le rotazioni in un momento di grande fatica fisica per la squadra può essere un problema, senza dimenticare che ogni giocatore, in qualsiasi sport, ha bisogno di avvertire fiducia nei propri confronti da parte, in primis, dello staff tecnico.
La confusione del capo allenatore virtussino nel gestire alcune individualità non aiuta nel momento di massima difficoltà nel match per la Virtus: i felsinei, durante il corso del terzo periodo, si incaponiscono nel cercare soluzioni estemporanee al ferro, senza più riuscire a cercare il miglior tiro coralmente, inoltre viene allentata la morsa difensiva, di conseguenza Baskonia recupera qualche pallone, riesce a correre il campo in transizione e trova soluzioni semplici al ferro senza nemmeno che la retroguardia di casa abbia il tempo di schierarsi. La cura del pallone deve essere un “must” per una compagine che gioca di sistema come la Segafredo, ma quasi mai riesce ad esserlo nell’arco di tutti i quaranta minuti dell’incontro: prima di spegnersi, Bologna riesce a limitare le palle perse, gira la sfera molto bene tra perimetro ed area e mette a referto parecchi assist, poi, quasi come fosse una regola, i regali agli avversari aumentano, le maglie difensive si allargano e la Segafredo non riesce più ad essere lucida quanto basta per svolgere un buon lavoro nella propria metà campo ed attaccare coinvolgendo tutti i giocatori in campo.
Parecchie responsabilità sono, come detto, da attribuire alle scelte dello staff tecnico, incapace, dopo aver assistito al primo momento di difficoltà dei propri giocatori, di ruotare gli stessi al fine di proporre diversi interpreti e cercare soluzioni alternative: Lundberg, ad esempio, non viene utilizzato nel terzo quarto, si raffredda e gioca un quarto periodo scadente, Belinelli disputa esclusivamente tre minuti nella frazione decisiva, Mickey gioca tutto l’ultimo parziale, giovando della permanenza in panchina di Dunston, fino a quel momento tutt’altro che fuori partita. La Virtus è corta, nessuno lo ha mai nascosto, ma le energie residue dei singoli felsinei diminuiscono esponenzialmente se gestite in questa maniera: coach Banchi è uno dei migliori sulla piazza in quanto a preparazione tattica delle gare e studio degli avversari, ma deve crescere sulla gestione delle proprie risorse, comprendendo meglio come intervenire durante il corso della gara.
L’allenatore della Virtus, al termine della propria conferenza post partita, ci tiene a racchiudere in un’unica dichiarazione quanto fatto da tutto il gruppo in questa stagione regolare di Eurolega, la quale, senza dubbio, deve passare alla storia come una delle più strane e belle dalla nascita del club: i bianconeri, inseriti tra la dodicesima e la sedicesima posizione nei “bracket” di inizio annata, hanno conquistato una post season che mancava da vent’anni, si sono regalati la possibilità di disputare una partita di play in contro i due volte campioni europei dell’Efes e, anche in caso di sconfitta, devono essere orgogliosi di aver riportato dove merita il nome della Virtus e di Bologna. Il lavoro di programmazione della società in questi ultimi anni ha, certamente, fatto la differenza, come esplicitato da coach Banchi.
Di seguito le parole della guida tecnica bianconera, le quali fanno da chiosa perfetta al percorso continentale delle Vu nere.
“Sicuramente è un periodo nel quale raccogliamo molto meno di quello che meriteremmo, oggi dobbiamo essere orgogliosi di avere la possibilità di proseguire. Guardiamo dietro di noi e leggiamo nomi di squadre che alla vigilia erano accreditate in termini di ambizione, budget e prospettive. Non ci dimentichiamo che questa è la seconda stagione della Virtus in Eurolega, dopo una prima stagione ne collezioni una a un decimo posto che ovviamente archiviamo con tante recriminazioni, ma che testimonia che è una squadra che metterà sul campo dati oggettivi legati alla competitività della squadra, legati alla strategia societaria e alla risposta del pubblico. Questa è un’organizzazione seria, sana e con alle spalle una città e una tifoseria che sta dando un sostegno incredibile. L’atmosfera che si percepisce in questo palazzo meritava per l’ennesima volta una vittoria e siamo tutti estremamente amareggiati. Dopo la partita con Monaco e Panathinaikos siamo stati capaci di una prestazione ai livelli delle squadre top di questa competizione dove purtroppo non è arrivato il successo importante per noi e per i nostri tifosi.”