Il pre-partita di Torino-Bologna
Nel giro di due settimane il Bologna torna in quel di Torino, questa volta sponda granata. A ospitare i ragazzi di Vincenzo Italiano c’è il Toro di Paolo Vanoli, tornato alla vittoria dopo mesi di astinenza grazie al capolavoro firmato “Che Adams”. Un gol che è valso da solo il prezzo del biglietto e che ha allentato solo parzialmente un clima furibondo, nei confronti del presidente Urbano Cairo.
Il Bologna, dal canto suo, proprio ora sta assumendo le sembianze del tecnico ex viola, euforico nell’esultanza al termine della gara di domenica. Un amore viscerale espresso nel post-partita di Bologna-Fiorentina, con il direttore sportivo Daniele Pradè che non le ha certo mandate a dire. Ecco accendersi la miccia per il ritorno, sotto le Due Torri l’attenzione si è spostata sul parapiglia generale nel quale sono impazziti tutti, compresi gli addetti ai lavori.
Oggi, è un altro giorno, e la vittoria del derby va accantonata, in quanto c’è un’altra sfida ostica tutta da vivere. Tra le altre il Torino, gemellata con la viola, ha sempre rappresentato un grosso ostacolo per i rossoblù. Il bilancio in Piemonte è iniquo: 34 vittorie dei padroni di casa, 22 i pareggi e 10 i successi ospiti. Nel recente passato, più e più volte ha prevalso la noia, con punteggi risicati e un gioco comune che stentava a decollare. Il tipico atteggiamento del Torino, che dinanzi al proprio pubblico tende a schermare l’avversario portandolo dalla sua parte, risicando nelle manovre offensive e al contempo concedendo il meno possibile alla squadra ospite.
Dopo le tre sconfitte consecutive con Lazio, Inter e Cagliari (tutte 3 a 2), le gare del Torino, succube dell’infortunio di Zapata, sono parse meno entusiasmanti e più pacate, controllate e sporche. Una statistica che lo certifica è quella inerente ai gol fatti nelle ultime sette partite (due), che vedono il Torino ultima nei top cinque campionati europei. Il segreto di tutto questo ha nome e cognome: Duvan Zapata (con lui si viaggiava a una media di 1,7 gol a partita). Attenzione, però: con questo non stiamo dicendo che il Torino sia esclusivamente rappresentato dall’attaccante colombiano, perché entrando nel dettaglio è una rosa a cui la qualità non manca. Qualità avvalorata perdipiù dal reintegro di Ilic dopo la panchina del Castellani, il recupero di Borna Sosa e la degenza smaltita da Ricci, la cui titolarità rimane un rebus irrisoluto.
Nella conferenza pre-partita, mister Vanoli è stato preso d’assalto da domande sul posizionamento tattico di Vlasic, visto dal tecnico stesso come un giocatore pieno di qualità ma forse ancora indisposto a mettere la collettività davanti a sé. Vanoli che ritroverà Italiano, con il quale è stato compagno a Verona e parso orgoglioso del cammino che sta avendo con il Bologna. I due non saranno gli unici a ritrovarsi; in casa granata l’unico ex è Adam Masina, cresciuto nel vivaio rossoblù prima della parentesi in prima squadra dal 2013 al 2018.
Il Torino sarà lieto di ritrovare Lollo De Silvestri e Tommaso Pobega: il primo vero e proprio talismano di questa stagione, il secondo sempre più centrale nel centrocampo del Bologna. Tante rotazioni, con piccole sorprese emergenti: da Odgaard a Dominguez (loro l’asse vincente contro la Fiorentina), passando proprio per il centrocampista spezzino e proseguendo con Holm, a piede invertito. La mossa di quest’ultimo è parsa quasi del tutto forzata nelle ultime uscite stagionali, con le assenze di Lykogiannis e Miranda, reintegrati in settimana. Il greco e lo spagnolo non sono stati gli unici; dall’infermeria di Casteldebole – dopo la diagnosi negativa di Ndoye – arrivano segnali confortanti: il rientro di Orsolini. Il 2024 dell’ascolano, dunque, a differenza di quanto si pensasse due settimane fa, non termina qui.
Italiano, di conseguenza, avrà ulteriori dilemmi da sciogliere sugli esterni d’attacco per le prossime due gare che andranno a chiudere un anno solare indimenticabile. Spazio ai protagonisti, artefici di una stagione appuntabile solo all’inizio e ai quali ora si può dire poco o nulla: Dominguez e Odgaard si sono espressi alla stampa, convinti che la squadra possa ambire all’Europa anche in questo campionato, in cui solamente Atalanta e Inter, al netto di qualche sorpresa, sembrano essere inarrestabili.
Paolo Vanoli opta per il più classico dei 3-5-2, con un calcio meno incline sulle fasce come si vedeva con Juric e più attenzionato (oggi in particolare) a non perdere palloni sanguinosi sulla prima uscita, in cui il Bologna registra il dato più basso – dunque più efficace – di PPDA. Curiosa la statistica dei precedenti tra Vanoli e i rossoblù, rimasti imbattuti in tutte e 8 le precedenti sfide. A Vanoli risponde Italiano, il quale vuole la massima concentrazione al fine di non sottovalutare l’avversario. Non manca la panoramica sugli esterni, da Karlsson a Ndoye, rientrante dalla prossima, passando per Orsolini, Odgaard, soddisfatto della prestazione nel secondo tempo di domenica sulla fascia, e nominando anche il baby argentino, Dominguez. A fine conferenza ha, poi, scherzato sulla linea e il metabolismo, siccome la cucina bolognese inizia a fare da padrona.
Foto: Bologna FC 1909