E sono tre: la Virtus è (ancora) in finale scudetto
La Virtus vince a Casale Monferrato, elimina Tortona ed accede, per il terzo anno consecutivo, alla finale scudetto, dove, come accaduto nelle ultime due stagioni, incontrerà l’Olimpia Milano.
La vu nera scende in campo, a sorpresa, senza quella cattiveria agonistica, che l’aveva contraddistinta nel corso dei primi due atti della serie ed i padroni di casa ne approfittano: il punteggio con cui si conclude il primo tempo (55-39) è l’emblema delle difficoltà di Virtus nella prima fase di gara. I ragazzi di coach Scariolo sbagliano l’atteggiamento, ma non stravolgono il loro piano gara ed i loro concetti di gioco: le vu nere, infatti, provano a proporre la loro pallacanestro, cercando la conclusione vincente in transizione, il post basso di Shengelia, il dialogo tra Teodosic e Mickey e tutto ciò, che, nell’ultimo periodo in particolare, ha caratterizzato l’idea tattica del loro allenatore. La Bertram è brava a limitare i propri avversari, portando tanta pressione sui playmaker all’inizio dell’azione, rimanendo accoppiata coi tiratori felsinei sul perimetro e chiudendo in maniera esemplare il pitturato, all’interno del quale Jaiteh, Mickey e Shengelia faticano contro Cain, Radosevic, Daum e Severini. La controffensiva di coach Ramondino si basa su un concetto molto semplice: creare una “gabbia” in area per limitare i lunghi di Bologna, curando soprattutto la posizione dei propri centri sotto le plance e raddoppiando, molto spesso, con gli esterni, in aiuto da ogni zona di campo.
La Segafredo ha bisogno di adattarsi alle caratteristiche tattiche del match e di ritrovarsi a livello caratteriale, ma, quando ciò accade, torna a dominare come nelle prime due gare di semifinale, questa vota in maniera ancor più incredibile: dal -16 dell’intervallo, le vu nere chiudono l’incontro sul +7, in seguito a due ultimi parziali di dominio assoluto sotto tutti i punti di vista. Al rientro dal riposo lungo, la Virtus stringe le maglie della propria difesa e decide di non abbassare il ritmo in attacco, colpendo ripetutamente un Derthona rimasto negli spogliatoi: la scelta di Sergio Scariolo, infatti, è proprio quella di recuperare il maggior numero di punti possibili nei primi minuti della terza frazione, sfruttando il talento dei suoi giocatori da oltre l’arco e la capacità di quasi tutti i componenti del roster di trovare il fondo della retina con precisione anche ad elevata intensità. Quando la Segafredo accorcia le distanze con l’avversario, dalla panchina l’ordine è quello di abbassare il ritmo (anche se non di troppo) e di tornare a ragionare: è in questa fase della partita, che si torna a vedere il post basso degli esterni (Hackett su tutti) e qualche scambio di pregevole fattura tra i bianconeri in area, negli ultimi secondi dell’azione.
La Virtus archivia, quindi, la pratica Tortona e lo fa dimostrando di poter variare il proprio gioco a seconda dell’avversario e della situazione di punteggio, senza, però, abbandonare i propri concetti nel momento decisivo della gara. Se non è questa una dimostrazione di forza…