Dominio Virtus nel derby d'Italia: Milano battuta e sorpassata
Nel segno di Alberto Bucci, nel giorno del ricordo di un grande virtussino. La Virtus onora al meglio il quinto anniversario della scomparsa del suo ex allenatore, batte l’Olimpia Milano e raggiunge la seconda posizione nella graduatoria di LBA.
Il derby d’Italia, dal primo al quarantesimo minuto, fatta eccezione, forse, per qualche istante, è bianconero, con la Segafredo che domina i propri acerrimi nemici nel gioco, nelle percentuali realizzative e nei duelli individuali. Serviva una risposta dopo l’incredibile sconfitta europea contro l’Olympiacos e la risposta è arrivata, mentre l’Emporio Armani non riesce a bissare il successo ai danni del Partizan.
La Segafredo approccia con la giusta faccia un match dal valore inestimabile in vista della lotta scudetto di fine stagione: l’aggressività sui portatori di palla meneghini è, fin dai primi minuti, elevata e Milano non riesce mai ad alzare il ritmo delle proprie giocate, finendo per ridursi agli ultimi secondi a disposizione della propria fase offensiva per concludere. La scelta di coach Banchi di schierare in quintetto Lundberg e Abass mette immediatamente in difficoltà i biancorossi, sorpresi, forse, dalla ferocia difensiva dell’ex Brescia in accoppiamento contro Napier, primo pericolo da contenere all’interno del roster ospite; il danese in canotta numero 1, inoltre, entra subito in fiducia infilando qualche canestro consecutivo e questo gli garantisce una permanenza sul parquet più prolungata, con ogni probabilità, rispetto a quanto anche lo stesso giocatore non si potesse aspettare nel pre gara. L’Olimpia fatica a passarsi velocemente la sfera, mette la testa avanti all’inizio del primo quarto, ma deve cedere il passo ben presto ad una Segafredo più unita, grintosa e lucida nelle scelte.
A fare la differenza, senza ombra di dubbio, è l’atteggiamento di Belinelli appena chiamato in causa, con il capitano felsineo abile nel ricevere in uscita dai blocchi, ma anche nel crearsi conclusioni dal palleggio; il numero 3 di Bologna si scalda, quantomeno a livello emotivo, in occasione di una lieve scaramuccia con Mirotic, al quale, peraltro, viene fischiato fallo antisportivo, poi Belinelli buca la difesa avversaria da oltre l’arco a più riprese e guida i compagni verso l’intervallo, permettendo ai suoi di guadagnare un gap di vantaggio in doppia cifra.
Si tratta, a quel punto, solo di gestione per la Segafredo: Bologna non fallisce il terzo quarto, e questo rappresenta un enorme spunto di riflessione, in particolare dopo l’insuccesso del Pireo, maturato proprio a causa di un rientro molto problematico dagli spogliatoi, la distanza tra le due compagini nel punteggio rimane pressoché invariata e la Vu nera si avvia verso l’ultima frazione con apparente serenità. Milano prova a rientrare, ricuce, dopo aver disputato, per la verità, dieci minuti di qualità in seguito all’intervallo lungo, arriva fino al -6, ma nemmeno in questa occasione si disunisce una Vu nera feroce, concentrata sul proprio obbiettivo, mortifera quando attacca la metà campo avversaria. Il match termina quando Lundberg, poco palpabile nella parte centrale del match, decide di mettersi in proprio, penetrare e superare la rym protection di Melli nascondendogli il pallone ed appoggiando al tabellone.
La Virtus, nel complesso, ha lavorato meglio di squadra: il gioco espresso dalla formazione di coach Banchi è risultato essere, come spesso accaduto dall’inizio dell’annata, corale, di sistema, con la condivisione del pallone, la ricerca degli spazi e l’alta intensità a fare da caratteristiche cardine. I bianconeri felsinei hanno, inoltre, avuto la meglio nella lotta a rimbalzo, catturando undici palle vaganti in più rispetto ad un avversario di maggior stazza, fisicità e presenza all’interno del pitturato come Milano; dai quattordici rimbalzi offensivi le Vu nere hanno guadagnato altrettanti extra possessi, quasi sempre sfruttati al meglio, grazie ad un’incredibile precisione dai sei metri e settantacinque. Il dato statistico più altisonante del match virtussino si identifica, non a caso, proprio nella voce dei canestri da tre punti: la Segafredo ha sparato con il 50% da oltre l’arco e questo non può che essere uno stimolo per il prossimo futuro, quando il calendario metterà Bologna davanti a match di grande rilevanza e la precisione nel concludere da parte di tutti i giocatori in campo sarà al centro dell’attenzione.
Milano ha provato a difendere con le energie rimaste dalla vittoria continentale di venerdì, ma non è mai riuscita a mettere sassolini all’interno dei meccanismi di gioco della Virtus: il lavoro della retroguardia meneghina quando la Segafredo rallentava la propria azione d’attacco non è stato così preciso, mentre in transizione i padroni di casa sono spesso riusciti ad esaltare le qualità atletiche e tecniche dei singoli. In questo senso, l’assenza di Shields, tema centrale anche per l’insufficiente produzione offensiva dei biancorossi, ha inciso, nonostante, come detto parecchie volte in questa stagione, la squadra di maggior talento del nostro campionato non può dipendere da un solo giocatore; Mirotic sta crescendo, Napier è, adesso, focalizzato a pieno sull’ultimo obbiettivo rimasto per questa annata, Melli e Voigtmann posso mettere in difficoltà qualsiasi pacchetto lunghi altrui, per questo l’Olimpia può guardare, pur al netto delle considerazioni appena fatte, al proprio futuro in campionato con fiducia.
La Segafredo si rilancia, quindi, in Serie A1, mettendo la freccia proprio sull’Emporio Armani e sulla Reyer, sconfitta da Sassari al Taliercio. I felsinei, cercheranno, adesso, di proseguire al meglio nel proprio percorso continentale, tenendo un occhio vigile sulle inseguitrici a livello nazionale, poiché ad otto giornate dal termine della regular season di LBA nulla può essere lasciato al caso.
Con la propria identità, il gruppo di coach Banchi si conferma uno dei team più duri da affrontare ed uno dei maggiormente decisi a mostrare i propri concetti di pallacanestro in ogni gara.