COMPLIMENTI ALL'INTER E COMPLIMENTI AL PIÙ GRANDE DI TUTTI, PEP GUARDIOLA.
Gli uomini di Guardiola sono stati obbligati ad una manovra meno fluida: il tipico fraseggio del City è apparso intermittente e raramente è arrivato con tanti uomini in zona tiro.
Piano quasi riuscito quello di Inzaghi: solo nell’occasione del gol di Rodri i nerazzurri non sono stati capaci di contenere il numero di calciatori che il City è riuscito a portare in zona tiro, ben 8; impossibile per l’assetto difensivo di Inzaghi in quella occasione coprire tutti gli spazi e le zone in cui si inserisce a rimorchio Rodri, autore poi del gol vincente.
Il calciatore spagnolo corona così una super stagione in cui le statistiche sono impressionanti: 56 presenze per un totale di 4478 minuti divise in 5 competizioni più gli oltre 600 minuti con la nazionale spagnola tra mondiale in Qatar e qualificazione Europei; considerato che un calciatore quando fa 2500 minuti in una stagione si può ritenere un titolarissimo, le cifre di Rodrigo sono da extraterrestre.
Tornando alla partita si arriva così al grande finale dei nerazzurri, diviso tra la volontà di allungare all’extra time dell’Inter e la paura del City di veder sfumare una coppa largamente meritata, non solo in questa stagione.
Poi il solito teatrino tutto italico sulle capacità di Guardiola e i suoi meriti: negare che il calcio di Guardiola sia la massima espressione del calcio mondiale, vuol dire non rendere merito proprio a Inzaghi, che ha fatto sudare fino in fondo quella che è la miglior squadra, non solo per valore della rosa, ma per capacità di interpretare un calcio associativo nel quale, tutti i calciatori, lavorano per la finalità del dominio tattico e tecnico.
Ieri, il City, non è apparso tale proprio per le acclarate grandi qualità di Inzaghi nel preparare le finali; ecco perché, a mio avviso, i complimenti andrebbero equamente divisi fra vinti e vincitori.
Tosco