Bologna-Monaco: il pre-partita
Altro giro altra corsa. Il Bologna di nuovo richiamato sull’attenti per l’impegno di Coppa, questa volta davanti al proprio pubblico dopo le due trasferte nel Regno Unito con Liverpool e Aston Villa. La casella dei punti fatti per i rossoblù vede il solo punticino conquistato con lo Shakhtar Donetsk proprio nella gara inaugurale, nonostante il penalty fallito dopo appena tre giri di orologio. La squadra di Vincenzo Italiano si sta facendo le ossa, non disdegnando quantomeno sul piano del gioco. Poi subentra il valore tecnico degli avversari e se in campionato va fatta mea culpa, poco si ha da imputare in campo europeo.
A Casteldebole, però, è tornato a rivitalizzarsi quell’entusiasmo mancante in questo primo scorcio di stagione. I rossoblù, infatti, arrivano alla sfida di oggi forti del doppio successo maturato in appena 4 giorni con Cagliari e Lecce: due partite che andavano vinte per il morale, ma ancor di più per la classifica. A far scalpore, oltre al gol di testa di Orsolini che ha scaturito la bolgia dei 27.000 presenti al Dall’Ara, vi è stato l’ingresso pochi minuti prima del ritrovato Lewis Ferguson. Lo scozzese ha rimesso piede in campo dopo 203 giorni di digiuno, scatenando l’entusiasmo dell’intera folla che a fine partita invocava il suo nome.
La preview di questa sera non sarà la stessa del weekend; il Monaco è una squadra aggressiva, fisica e abile nelle transizioni lunghe facendo leva sulla velocità dal 1’ o a gara in corso dei propri talenti cristallini. Una vera e propria miniera di giovani promesse, alternate a calciatori esperti di maggior affidamento, come Zakaria, Minamino o Embolo – per citarne solo alcuni. Giocatori di caratura internazionale, avente già presenziato in competizione di questo calibro, per cui intelligenti nel sapere gestire gare all’apparenza alla portata. Ma andiamo dentro nello specifico, facendo un passettino alla volta. Il Monaco inizia a far parte della Elitè globale negli anni Ottanta, grazie anche all’apporto di Delio Onnis, recordman di gol della Ligue 1 (223 in appena sette stagioni). La squadra del Principato arriva ad affermarsi in patria, facendo parte della massima serie per ben 35 edizioni di fila. Dopo il biennio 2011-13 in cadetteria, grazie al magnate russo Dmitrij Rybolovlev che ne acquisì la grande maggioranza delle quote, i transalpini potettero tornare in Ligue 1.
Con diciotto trofei nazionali, il Monaco è la quinta squadra più titolata del Paese; l’ultimo scudetto risale all’annata 2016-2017, con nientepopodimeno che Mbappè e Falcao davanti, Bernardo Silva, Adama Traorè, Thomas Lemar sulle fasce, e una retroguardia formata da capisaldi “italiani” come Kamil Glik, Morgan De Sanctis e Andrea Raggi. Proprio costui, ex di turno, ci ha tenuto a dire la sua su entrambe le parentesi della sua carriera, ritenendo quella rossoblù la più pressante. Non è il solo ad essersi espresso; sponda Monaco il primo a darci indicazioni è stato il direttore sportivo, Thiago Scuro: “siamo una squadra molto aggressiva, offensiva, che fa tanta pressione per recuperare la palla e andare in verticale”. Lui stesso ha rimarcato quanto scritto qui sopra sulla strategia adotatta dal club: “costruire campioni, la formazione dei giovani dell’Accademia fa parte del nostro Dna, così come lo scouting”.
La squadra monegasca condivide la seconda posizione con il Marsiglia a sei punti di distacco dal Psg capolista. Dopo un avvio scoppiettante, nelle ultime due uscite sono arrivate le prime battute d’arresto contro Nizza – in trasferta – e Angers in casa. Il Bologna dovrà essere furbo nel cavalcare questo dato, con la speranza che i valori tecnici non prendano il sopravvento. La settima rosa in Italia contro la seconda in Francia, nona posizione per gli uni, seconda per gli altri, per non parlare della Champions League dove il Bologna non ha ancora trovato la via della rete, mentre il Monaco è la vera e propria sorpresa. Ancora imbattuta la squadra di Adolf Hutter, capace di leggere accuratamente certe dinamiche situazionali, soffrire nel momento del bisogno per poi far male in ripartenza, come in occasione della sconfitta alla gara inaugurale con il Barcellona.
Grandi meriti vanno addossati al tecnico austriaco, vero e proprio giramondo tra Austria, Svizzera, Germania e infine, appunto, Francia. Nel calcio di Adolf Hutter c’è tanto di Vincenzo Italiano, ovviamente con le dovute proporzioni: pressing forsennato, recuperi alti e transizioni lunghe e dirette. A queste, però, ci sono delle anomalie in relazione alle caratteristiche dei propri giocatori; più strutturati nelle zone nevralgiche e più rapidi sulle fasce i monegaschi.
Come ovvio che sia, questo tipo di calcio espone a particolari rischi, uno su tutti l’ampio spazio concesso una volta “bucato” il primo pressing. Scambio di opinioni tra i due tecnici alla presentazione della sfida; con Italiano che – oltre alla carta Miranda dal 1’ e al ballottaggio sugli esterni e sul terminale offensivo – ha guardato più al proprio orticello, citando al contempo l’entusiasmo ospite. Non si è fatta attendere la risposta dell’austriaco, il quale ha toccato il complessivo, per poi andare dentro con i singoli: a Freuler, Orsolini e Ndoye una menzione speciale.
Il tasto sulla cornice di pubblico è stato, invece, manifestato dall’ex granata, Wilfred Singo – oggi centrale – sempre lieto di tornare a giocare davanti a un tifo così caloroso. Un saluto all’amico, nonché ex compagno ai tempi del Torino, Lorenzo De Silvestri e diversità sul tatticismo più dottrinale in Italia piuttosto che in Francia. Gli assenti in casa Bologna ormai li conosciamo già, partendo da Erlic e finendo con Aebischer – oltre ai soliti lungodegenti -, mentre per i transalpini assenza di lusso: Denis Zakaria. A dirigere l’incontro Aliyar Agayev, arbitro trentasettenne, in attività dal 2009, con solo tre presenze in Champions League in tutta la sua carriera. Ultima, in ordine di tempo, Sturm Graz-Club Bruges terminata uno a zero per gli ospiti, proprio in questa speciale edizione.
Foto: Bologna FC 1909