Thiago Motta saluta con la sconfitta, Bologna ko al Ferraris per 2-0
Ultimo capitolo amaro, come agrodolce è stata la festa per la Champions League. Il Bologna conclude con una sconfitta la sua miglior stagione di Serie A degli ultimi 60 anni, in un finale di campionato perfettamente calzante per la storia con i rossoblu emiliani di Thiago Motta, l’uomo che ha fatto di nuovo tremare il mondo con lo squadrone delle Due Torri. Nello specifico sono Malinovskiy e Vitinha a far gridare di gioia il Ferraris, infierendo ai bolognesi il solo terzo ko di questo girone di ritorno.
La partita contava poco o nulla e lo si è capito dalla formazione in campo, di fatto una squadra b per certi versi, con Ravaglia tra i pali, De Silvestri, Beukema, Lucumí e Lykogiannis in difesa, Moro in mediana con Fabbian ed El Azzouzi, mentre Orsolini e Saelemaekers agiscono sugli esterni a supporto di Castro. Una formazione fin da subito testata e messa a più riprese alla prova nella sua solidità difensiva dalle rapide ripartenze liguri, ogni qualvolta il palleggio emiliano non fosse perfetto.
Le accelerazioni di Frendrup, Thorsby e Gudmundsson mettono fin da subito in difficoltà la compostezza della linea felsinea. Proprio da una di queste, dopo appena 13 minuti nasce il gol del vantaggio del grifone. Una bella giocata in profondità di Martin, permette allo spagnolo di arrivare sul fondo: pallone rasoterra a rimorchio per il diabolico sinistro di Malinovskiy, che dopo un bacio al palo permette al pallone di insaccarsi in fondo al sacco per il vantaggio Genoa. Insomma nulla di nuovo, liguri avanti nelle prime battute, proprio come successo al Dall’Ara.
L’atmosfera però tra stadio bolognese e quello del Ferraris è completamente diverso. Marassi sostiene a gran voce i padroni di casa e nonostante il palleggio del Bologna sia coraggioso, questo non incide. Al contrario invece le galoppate dei giocatori di Gilardino, accolte ogni volta dai cori di sostegno del pubblico, costringono la retroguardia rossoblu a tanti recuperi anche in extremis. La chance del pareggio arriva però al 25’ e sul cross di Moro a staccare più in alto di tutti c’è Fabbian, il cui tentativo però, a differenza di quello di Malinovskiy, dopo il bacio al legno, si appoggia sul fondo del campo e non all’interno dello specchio della porta. Una giocata sfortunata, che simboleggia perfettamente la serata no del Bologna.
Guai però a dare per battuta questa squadra. Non saranno i maggiori protagonisti che hanno regalato la Champions al Bologna, quelli in campo, ma come i compagni hanno la tempra del proprio allenatore e nel secondo tempo provano con voglia e coraggio a rimettere in piedi il risultato. La squadra di Gilardino sembra traballare, ma nel momento migliore degli ospiti, arriva l’errore in fase di ripartenza dei felsinei, che consegna al Genoa il raddoppio e di conseguenza la partita. Nello specifico è Beukema a regalare palla a Gudmundsson, il quale attacca serve in profondità Vitinha: tocco sotto elegante e 2-0 genoano.
Il finale di partita è una vera e propria passerella: entrano prima Urbanski e Odgaard, poi Karlsson (chi non muore si rivede), Bagnolini e Corazza. Anche Gilardino ne approfitta per dare qualche minuto a chi ha giocato meno, consapevole che il risultato non subirà altri scossoni. La partita infatti finisce proprio 2-0, tra gli applausi del Marassi per i propri beniamini e l’abbraccio del Bologna al suo futuro ex allenatore.
I numeri della partita raccontano perfettamente come in campo la bilancia delle motivazioni pendesse tutta dalla parte del Genoa, meritevole del successo finale, ma al tempo stesso dimostra come gli emiliani non abbiano abdicato al proprio gioco. La squadra di Thiago Motta infatti domina il possesso palla, con uno schiacciante 73%, di cui 535 passaggi completati, con il 91% di precisione. I liguri invece nel restante 27% del tempo, completano appena 158 passaggi, meno di un terzo rispetto a quelli del Bologna, con un tasso di conversione di appena il 75%.
I liguri compensano però con maggiore foga in fase difensiva (39 recuperi contro 25) e una qualità eccellente in zona gol. Sono 14 le conclusioni del Genoa (di cui 3 in porta), contro le sole 11 del Bologna (1 solo nello specchio). Non è solo la quantità ad essere in favore dei padroni di casa, anche la qualità perché stando al dato degli expected goals, i liguri combinano per 1,58 xG, contro i soli 0,45 xG.
Si chiude così la Serie A del Bologna, cala il sipario sull’era Thiago Motta con una sconfitta, esattamente come iniziò. In mezzo a questo però c’è un Europa sfiorata al primo anno, e una Champions League trionfalmente conquistata. In 76 partite, il bottino racconta di 35 vittorie, 23 pareggi e 18 sconfitte per un totale di 128 punti (1,68 a partita), dove il Bologna ha segnato 111 gol e ne ha subiti appena 79. Numeri da capogiro che forse rendono ancora più amaro l’addio, perché la consapevolezza di aver perso una parte importante di questo progetto è tanta, ma guai a parlare di tradimento. Thiago ha onorato fino alla fine il suo impegno e per quanto avrebbe potuto battere i piedi e cercare una scappatoia già a stagione in corso (le offerte da fuori non sarebbero mancate), non lo ha fatto ed è rimasto per regalare un sogno a una città che si è riscoperta felice e orgogliosa della propria squadra, dopo tanti anni di sofferenza. Ora è il momento di un nuovo capitolo da scrivere, una storia bellissima a tinte rossoblu da continuare: “Il re è morto, lunga vita al re!”