La masterclass in Italia: De Rossi vs Thiago
Manca sempre meno alla fine di un campionato fin qui parecchio elettrizzante. I rossoblù raggiungono la capitale, per tentare una fuga che sancirebbe – quasi – la qualificazione alle prossime coppe. La Roma, invece, punta a riacciuffare la squadra allenata da Thiago, in attesa dei venti minuti finali contro l’Udinese, da disputare giovedì. A prescindere da oggi, il Bologna terminerebbe la giornata in zona Champions, qualcosa di impensabile a inizio stagione. Con il passare dei mesi, quello che fino a poco tempo fa era solo un sogno, ha finito per invadere la testa di tutti, tifosi e non della squadra più sorprendente d’Italia.
Non solo l’intera Nazione, anche il The Guardian prima e il Times poi, hanno disquisito del calcio ragionato indottrinato da Thiago Motta ai suoi ragazzi. Il concetto di gruppo è stato tramandato perfettamente ed è proprio il valore collettivo che ti permette di fare stagioni di questo tipo. Il valore dei singoli è cresciuto a dismisura – di volta in volta – per merito di un arricchimento collettivo che ha portato il Bologna ad essere la settima squadra del nostro campionato per valore di rosa, avendo messo Fiorentina e Lazio alle spalle. Il Gotha del “Dolce stil novo” davanti questa sera: De Rossi contro Motta; o per meglio dire la Roma di Daniele De Rossi contro il Bologna di Thiago Motta. Identikit perfetto di due allenatori giovani ed emergenti; il primo ancora da rodare, il secondo oramai una certezza. Restii nelle proprie idee e preconcetti tenuti saldi a prescindere dai diversi schieramenti tattici e dalle imposizioni degli avversari.
Gioco dinamico e fluido, fatto di interscambi e occupazione degli spazi, a sua volta lasciati liberi appositamente dai compagni. Zirkzee su tutti, perno di riferimento di Motta, in contrapposizione con il fantasista argentino dei giallorossi, Paulo Dybala, dal quale nascono i maggiori pericoli della Roma. Luminare e saccente Thiago, capace di addossare abiti nuovi a chi quegli abiti raramente li abbia utilizzati: parliamo di Riccardo (Calafiori, s’intende) per cui quella oggi sarà una partita speciale. Se nasci in una città come Roma, non può passarti inosservata quando torni a casa; figurati se ci sei cresciuto. Trepidazione alle stelle per un ragazzo che con quella maglietta ci è nato, cresciuto e costretto ad abbandonare dopo una serie di “prime volte”.
Prima è stata – appunto – la volta in Serie A, poi quella in Europa League; non prima di aver fatto tutte le trafile nelle giovanili. Roma gli apre le porte che lui è poco più di un bambino, e lo saluta che bambino non lo è più: è diventato uomo. Ritrova DDR (l’abbreviazione di Daniele De Rossi ndr), allenatore che è entrato nella testa dei suoi calciatori, i cui notevoli cambiamenti lo si sono percepiti nell’interpretazione del gioco di determinati singoli, oscurati sotto la gestione mourinhana. Lampante il ribaltamento tecnico-tattico di Paredes: più verticalità e meno gestione compassata del pallone. Detto-fatto. D’altronde se sei campione del mondo con l’Argentina evidentemente scarso non sei, a differenza di quanto pensavano i sostenitori più affini a Mourinho.
Un altro che ha totalmente invertito la rotta è il capitano, Lorenzo Pellegrini, agevolato dal giusto tempo e dallo spazio necessario lasciato dagli esterni. Il tecnico capitolino – lui che capitolino lo è fin dal giorno zero – ha cambiato radicalmente la Roma attraverso le idee e il coraggio con la quale sono state apportate; solo così avrebbe potuto cambiare una situazione fino a quel momento drastica. “Chi ama Osa e chi osa Vince. La Rivoluzione non è fatta per chi vive nel torpore della paura. La Vittoria non è degli incerti”, non c’è citazione migliore che non possa riassemblare in maniera più incline il lavoro svolto da De Rossi. A sottolinearlo lo stesso Thiago Motta nella conferenza prepartita: “Io ho un’ammirazione enorme, è un ragazzo bravissimo, ho bei ricordi di quando siamo stati insieme in Nazionale. Un ragazzo intelligente che sa cosa significa essere a Roma, sono contento per lui, se lo merita veramente. Lunedì sono contento di riabbracciarlo e poter giocare questa bellissima partita”.
Non si è fatta attendere la risposta del suo dirimpettaio: “Come ho detto più volte, rappresentano la squadra più affascinante del campionato: tante squadre, come Inter, Milan, Fiorentina, Atalanta giocano bene ma possiedono squadre costruite per giocare a questi livelli, mentre il Bologna è stato costruito per fare un campionato da metà classifica, ora sta facendo un capolavoro. Faccio i complimenti sia a Thiago che alla società che ha costruito un gioiello: tatticamente sono una squadra molto fluida, che si muove tanto; è affascinante vederli e difficile studiarli e lo sarà altrettanto affrontarli. Ho grande stima sia di Thiago sia dei giocatori del Bologna”.
Giusto, dunque, spiegare l’incomprensione di qualche settimana fa, quando molti imputarono a De Rossi di aver denigrato lo status dei rossoblù: non era una critica, se non un rinforzante – espresso in maniera indiretta – sull’ottimo lavoro di Motta e del suo Bologna. Entrambe le compagini si presentano alla sfida senza un pezzo pregiato per parte: Lukaku out per un risentimento muscolare accusato durante la gara di Europa League giovedì; Ferguson – come tutti sanno – per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, seguito dopo pochi giorni dall’intervento chirurgico andato a buon fine.
Il Bologna dovrà fare a meno dello scozzese per questo finale, ma la squadra è come se fosse lì con lui e lui lì con la squadra. Inondato di messaggi di affetto e di sostegno, conditi da visite da parte dei compagni e di personaggi illustri della piazza che fanno presagire come l’entusiasmo sia tutto fuorché calato. Motta pensa ai sostituti (Moro/Aebischer/Fabbian) e a chi potrà indossare la fascia al braccio: lui conosce già la risposta, noi la scopriremo poco prima del fischio iniziale.