Il Derby
Fare un tuffo nel passato per scrivere un’altra pagina di storia. Il Franchi in Coppa Italia per il Bologna rappresenta un vero e proprio tabù, dato che che nei quattro precedenti incontri i felsinei non hanno vinto. Tre pareggi a seguito dell’unica sconfitta, arrivata nel primo scontro in quel remoto 1958, quando i toscani s’imposero per 4 a 2 in semifinale. Equilibrio raggiunto se si prendono in considerazione le gare complessive tra le due squadre nella competizione, a prescindere dal fattore campo: tre vittorie per parte e quattro “ics”.
È la prima volta, però, che Bologna e Fiorentina si affronteranno ai quarti di finale (il primo del calendario), dal quale uscirà la prima delle quattro semifinaliste. Chi passa il turno, sfiderà la vincente tra Milan e Atalanta, ma questo è il momento di pensare alla Fiorentina, un ostacolo decisamente impegnativo. Motta non usa alibi, ma riconosce la superiorità viola a livello di rosa. Fiorentina che dovrà fare a meno di qualche pezzo grosso, oltre ai lungodegenti Nico Gonzalez e Castrovilli, out anche Kouamè e Sottil, viste le condizioni precarie. Italiano, dunque, in emergenza sugli esterni, con i soli Ikonè e Brekalo di ruolo a disposizione, dovrà fare di necessità virtù. Mentre il primo, sul quale qualche giorno fa si vociferava di un possibile scambio con Karlsson – ancora ai box – ha la certezza della titolarità, sussistono i dubbi sul versante opposto dove Parisi potrebbe insidiare il croato.
Con Parisi alto, Italiano si assicura Kayode e Biraghi sulle fasce, con coppia centrale composta da MIlenkovic e Ranieri, divenuto padre alla vigilia del Mapei. Proprio al Mapei, la Fiorentina si è vista battere da una compagine, quella neroverde, in grande difficoltà in questa stagione. Penalty fallito da Bonaventura, in cerca di riscatto, e tante polemiche per una partita che ha interrotto a 8 la striscia di risultati utili consecutivi, tra campionato e coppe. La Fiorentina, in vantaggio di una sola lunghezza sui rossoblù in classifica e occupante la quarta posizione, è la squadra che più di tutte negli ultimi anni ha sorpreso nella Coppa Italia, raggiungendo la finale proprio la passata stagione, dove fu rimontata dall’Inter di Simone Inzaghi, mago della competizione.
Se per la viola arrivare fin qui non è prassi, ma nemmeno una novità, certamente è una sorpresa vedere i ragazzi di Motta a questo punto della competizione. Se poi considerassimo la cavalcata dall’inizio. La Fiorentina infatti, ha faticato e non poco con il Parma agli ottavi. Sotto per 0 a 2 in casa, riesce a pareggiare e poi ad avere la meglio nella lotteria dei calci di rigore. Il cammino del Bologna, invece, parte da molto più lontano. Bisogna risalire all’11 di agosto quando, al Dall’Ara è tempo di derby: il Bologna si impone per due reti a zero contro il Cesena. Nel secondo turno si alza l’asticella, ma il Bologna riesce a scalzare anche il Verona con il medesimo punteggio. Il “colpo grosso” lo si compie a San Siro contro l’Inter, detentrice del torneo, quando al vantaggio di Carlos Augusto a inizio supplementari, i rossoblù la ribaltano con Beukema prima, e Ndoye poi.
Prima marcatura per entrambi e doppio assist, entrambi meravigliosi, di Joshua Zirkzee, subentrato per Van Hooijdonk. Motta stupisce tutti, mantiene salde le sue idee e non ha timore a schierare i vari Corazza, Ravaglia (reduce di una gara formidabile condita dal rigore parato a Lautaro Martinez), Fabbian, Urbanski, Van Hooijdonk, neppure davanti a 70.000 persone. A differenza degli scorsi anni, in cui la competizione veniva “snobbata”, con un’eliminazione addirittura nei primissimi turni, ora che si è giunti fin qui sognare è più che lecito. “Sognare” sì, ma consapevoli che così facendo il Bologna può mettere il bastone tra le ruote a tutti. Il fatto di voler avere sempre il pallino del gioco dalla propria è la piena dimostrazione. Anche contro squadre dalla spiccata propensione al gioco, il canovaccio dei ragazzi di Motta è lo stesso.
Esempio lampante è appunto la sconfitta in campionato del Franchi, dove il Bologna è sì uscita a mani vuote, ma con un 61% di possesso palla che la dice lunga. Si è dibattuto tanto in sede di conferenza, sull’impiego del doppio portiere nell’ultimo periodo, a dimostrazione di come il buon lavoro ripaghi sempre e di come Motta si fidi di tutti i suoi uomini a disposizione. E se sponda viola a difendere i pali spetterà a Christensen, i rossoblù risponderanno con Ravaglia, artefice di buone prestazioni nonostante qualche detrattore gli addossi le colpe sulla punizione di Guðmundsson. Incertezze sul pacchetto difensivo: De Silvestri può strappare una maglia dal 1’ che manca dal 28 ottobre contro il Sassuolo; al fianco di Calafiori in vantaggio sembra poter esserci Beukema, con Lucumì all’occorrenza spostato a sinistra, cui permane la contesa con Kristiansen e in secondo piano Lykogiannis.
Alla coppia ormai collaudata di Arthur e Duncan, Motta risponde con Freuler e presumibilmente Aebischer, dalla panchina nelle ultime partite. Terminale offensivo, invece, che prevede un Bologna in gran spolvero con le migliori armi fin dall’inizio: Orsolini, Ferguson e Saelemaekers alle spalle di un Joshua Zirkzee premiato ieri dalla Lega come mvp del mese di dicembre. “Partita in partita”, questo il mantra mottiano, il quale stasera si gioca – assieme ai suoi ragazzi – una buona fetta di stagione.