Bologna-Fiorentina: III atto, nel giorno degli innamorati
Il giorno degli innamorati è arrivato, come da tradizione, va passato con la propria dolce metà. Il Bologna chiama, i tifosi rispondono – seppur data e ora e non siano delle più comode. Lo stadio Renato Dall’Ara è di nuovo pronto a colorarsi di rosso (in segno di amore e passione) e di blu (colore della calma e dell’equilibrio). È proprio ciò che serve in questo momento di stagione, in cui all’amore viscerale dei tifosi – proiettati già al futuro – serve quel tocco di blu in grado di riportare tutti con i piedi per terra.
Certo, è difficile guardando la classifica, ma serve quella giusta pacatezza che prevenga un’eventuale caduta. Qualora fosse, l’importante è sapersi rialzare: una partita non vale un intero campionato, specie se di partite da disputare ne mancano ben quattordici, ergo quarantadue punti a disposizione. Bologna e Fiorentina arrivano alla sfida entrambe largamente vittoriose nell’ultima uscita, in cui si è vista la compagine toscana surclassare i ciociari di Di Francesco nel lunch match con il quale si è aperta la domenica sportiva. I rossoblù sono scesi in campo solo qualche ora dopo, ma l’epilogo è stato lo stesso: poker al Lecce e scavalcata la gerarchia per il quarto posto. Quarto posto preso nuovamente dall’Atalanta, a sua volta scesa in campo alle ore 18 a Marassi.
Un quinto posto che già a partire da questa sera può tramutarsi in quarto, con l’Atalanta distante tre punti: giusto quelli che servirebbero stasera. Di fronte però c’è un Italiano (di nome e di provenienza) che sa a cosa va incontro, o quantomeno se lo aspetta: “Con il Bologna sarà una gara difficile e bellissima perché avete visto tutti di cosa sia capace la squadra di Motta”. Così il tecnico viola nel dopopartita di domenica, già proiettato al derby dell’Appennino, sul quale non è voluto più tornare, esimendosi dalla conferenza stampa della vigilia. Non è stato così, invece, per il suo oppositore, Thiago Motta, che in sala stampa ha parlato e lo ha fatto pure con il dente avvelenato dopo i due precedenti k.o stagionali contro i viola.
L’italo-brasiliano, che di solito non è noto tornare sugli episodi arbitrali, qualche saetta l’ha lanciata sul rigore non concesso a Saelemaekers in campionato. In quell’occasione, ad avere la meglio fu proprio la Fiorentina, che si impose per 2 a 1, nonostante un magro possesso palla che non siamo soliti a vedere. L’epilogo fu il medesimo anche in Coppa Italia, nella quale i rossoblù dovettero arrendersi alla lotteria dei calci di rigore, con l’errore fatale di Posch che sparò alto. Tanta l’amarezza in quell’occasione, con un Bologna caricato dalla massa del proprio pubblico accorso al Franchi, vedendo il proprio cammino interrotto sul più bello. Niente pass per le final-four che ne avrebbero sancito la storia. Ed è forse proprio da quel momento che è cominciata la voglia di vendetta (sportivamente parlando), di caccia all’uomo: la Fiorentina.
Due percorsi tutto sommato paralleli, per modo di giocare e risultati ottenuti, nonostante le testuali parole di Motta abbiano scombussolato l’ambiente toscano: “La Fiorentina è abituata non giocando benissimo a vincere. Sono punti di forza che hanno altre squadre, che non danno la priorità a certe cose, ma su arrivare al risultato”. Le statistiche non mentono e danno ragione a Thiago. I numeri della Fiorentina pendono dalla parte della fortuna, e per quanto i ragazzi di Italiano facciano del possesso palla la propria arma migliore, il passato contro i rossoblù ci ha detto il contrario. Squadra sì che tiene il pallone, ma capace anche di modificare il proprio assetto a seconda dell’avversario, come già visto nella duplice sfida con i felsinei. Aspetto sul quale l’ex spezzino ha lavorato parecchio, andando contro quelle che sono le sue idee e lasciando il pallino del gioco agli avversari. D’altronde è quello che ci si aspetta anche questa sera, con la speranza che l’esito sia diverso.
In casa e davanti alla sua gente, il Bologna arriva con tutti gli effettivi a disposizione, compreso quel Riccardo Calafiori la cui uscita dal campo domenica ha congelato il volto di tutti i tifosi. Gli esami strumentali a cui si è sottoposto hanno evidenziato solo un trauma contusivo – una botta, in gergo – che gli consente ugualmente di figurare tra i convocati. Difficile pensare di vederlo in campo dal 1’, al suo posto Lucumì, di cui Motta si fida decisamente. Linea a quattro completata da Posch e Kristiansen sulle fasce e Beukema al centro, dubbi persistenti in mezzo al campo, con Aebischer rientrante dalla squalifica e l’insostituibile Ferguson. Uno tra Freuler e Fabbian dovrà soccombere all’altro, pronto eventualmente a subentrare. Rimane un dilemma, fino all’ufficialità delle formazioni, quello degli esterni: Orsolini a destra e uno tra Saelemaekers e Ndoye a sinistra. Il tecnico dei rossoblù in conferenza ha elogiato lo svizzero nel suo utilizzo da destra, anche se è implausibile intaccare questo Orsolini. Skoruspki e Zirkzee a completare il quadro.
La viola, invece, arriva con un’assenza pesante: Martinez Quarta, assente per somma di cartellini. Ceduto Mina nel mercato invernale, Italiano ha le scelte obbligate: Milinkovic e Ranieri coppia centrale, con Faraoni da un lato e Biraghi dall’altro. Lo scacchiere del tecnico recita un 4-2-3-1, con il tandem di centrocampo composto da Arthur e Duncan; zona trequarti formata da Nico Gonzalez e Ikonè sulle fasce e Bonaventura alle spalle del “gallo” Belotti, in vantaggio su Beltran. Ci si aspetta anche a sto giro una Fiorentina più bassa di come è solito farci vedere, con una prima pressione cauta in modo da evitare di prendere le infilate che spianerebbero il campo agli uomini di Motta. L’attesa aumenta il desiderio, che già di per sé scalda l’animo di tutti i tifosi. È tutto apparecchiato: che prenda il via lo spettacolo!