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Il Tosco l’ha vista così: JUVENTUS BOLOGNA 1-1
Il piano partita studiato da Motta stavolta è stato pressoché perfetto: esterni offensivi tenuti larghi per dare ampiezza e condizionare i centrali difensivi avversari Danilo e Alex Sandro così da non farli entrare troppo spesso nella nostra metà campo per creare superiorità, schermatura in prima battuta su Bremer da parte di Zirkzee che poi rientrava per fare densità; riferimenti in mediana che vedevano Moro sul più mobile Fagioli, Aebischer sul più verticale Rabiot e Ferguson su Locatelli ad attaccarlo e toglierli ossigeno; esterni contro esterni, con Posch che ha molto limitato Cambiaso (mai visto dentro al campo) e Weah ben controllato da un attento Lykogiannis; infine Beukema e Lucumi sempre attenti su Chiesa, non facendolo mai entrare in ritmo in zona tiro e su Vlahovic (tranne nell’ occasione del gol del pareggio, ma in quel caso l’errore è a monte).
Con questo assetto e grazie al palleggio controllato e a tracce ormai consolidate il
Bologna non è mai andato in difficoltà: la squadra di Motta ha irretito gli avversari obbligandoli ad una partita contro natura, lasciando loro il possesso palla (58%) ma non l’inerzia, sempre in mano ai rossoblu (a parte l’inizio della ripresa).
Unico neo, non aver insistito maggiormente in alcuni fraseggi in mediana dopo il vantaggio, insistendo sulla giocata di prima (spesso intercettata) quando, con più pazienza e giocando a due tocchi, potevano portare il Bologna a conclusioni e magari al raddoppio, togliendo così certezze alla Juve.
È apparso ulteriormente come i rossoblu, nonostante le fin troppo citate assenze, hanno in realtà sopperito a queste con l’organizzazione di un gioco collaudato, mai scontato per il numero illimitato di varianti in fase di costruzione, con un “pivot” offensivo come Zirkzee che gioca un calcio per palati fini, un calcio dove un assist o un passaggio smarcante sono apprezzabili quanto una rete segnata.
Era già accaduto la scorsa stagione che il Bologna si trovasse in apparente difficoltà per le numerose assenze ma l’organizzazione di gioco insieme alla qualità tecnica mediamente elevata avevano tolto ogni dubbio, non solo al sottoscritto, ma la caciara estiva sul calciomercato non si è mai placata: ce ne faremo una ragione.
Vorrei infine rimarcare le prestazioni di Aebischer e Zirkzee, entrambi criticati preventivamente e ritenuti inadeguati per sostituire Schouten e Arnautovic: bisognerebbe uscire un po’ dalle idee preconfezionate di un calcio ideologico che non esiste più: i moduli, i ruoli e tutte quei retaggi culturali antichi, vengono puntualmente soppiantati dalla modernità di un calcio avanzato, dove le funzioni sono svolte da chi è in grado e i due giocatori in questione spesso lo fanno con profitto, in barba a chi vive di preconcetti ideologici antichi, tristemente antichi.
Ma come rimarcato dopo Bologna Milan “il contesto resta quello della scorsa stagione: il Bologna di Motta c’è, ha una certa vocazione al gioco, la palla la fa girare bene, le tracce sono ben visibili e i concetti sono già chiari ed inequivocabili e al sottoscritto tanto basta e avanza”: l’ho scritto dopo una sconfitta, lo ribadisco dopo un pareggio che doveva essere vittoria, perché non mi faccio condizionare “solo” dal risultato.
Non commento le decisioni arbitrali perché è tempo palesemente perso: nonostante quei signori col fischietto (e adesso con telecamere) amo talmente tanto il calcio, il bel calcio, che non me lo faccio rovinare da questi incapaci.
Tosco