Per vincere bisogna essere "sporchi": la Virtus trionfa in Gara 3
La Virtus batte Milano ed accorcia le distanze nella serie: al netto di Gara 3, terminata sul punteggio di 69-61, il computo totale delle sfide tra meneghini e felsinei dice 2-1.
La Segafredo gioca, probabilmente, la peggior partita dall’inizio delle “Finals” dal punto di vista della produzione offensiva, confermandosi, però, in forma a livello fisico e mentale, aggressiva in fase difensiva e trovando, finalmente, concretezza nei momenti decisivi del match. I bianconeri faticano a trovare punti da tante soluzioni offensive, ma si affidano a ciò che funziona meglio del loro sistema e del gioco di coach Sergio Scariolo: il post basso di Hackett, il lavoro nel pitturato di Shengelia, la gestione dei possessi di Teodosic e le uscite dai blocchi di Belinelli, infatti, risultano essere aspetti decisivi per il raggiungimento dell’obbiettivo massimo, vale a dire la vittoria, che non permette all’Olimpia di chiudere anzitempo il discorso scudetto.
Il playmaker in canotta numero 23, Mvp dell’incontro, è il principale artefice di un successo di squadra, raggiunto, volendo rendere più ampia l’analisi, grazie a concetti tattici ben chiari nella testa dello staff tecnico e dei giocatori bianconeri: la pressione dei singoli profili della Virtus (in particolare di Hackett, per l’appunto) sui diretti avversari biancorossi si rivela fondamentale, poiché limita le principali bocche da fuoco milanesi nell’uno contro uno, ripetutamente cercato e trovato su chiaro ordine di coach Ettore Messina, mentre l’equilibrio tra transizioni e pallacanestro più ragionata consente all’attacco della Segafredo di non essere prevedibile e di ampliare il ventaglio di soluzioni attraverso le quali trovare il fondo della retina.
L’Emporio Armani, al contrario, si affida quasi solo al tiro dalla lunga distanza, senza riuscire ad incidere nel pitturato avversario ed il risultato finale mette in luce come, alla lunga, questa impostazione di gara non premi chi la predilige, essendo, di fatto, impossibile concludere a canestro con buone percentuali in ogni occasione. L’attacco meneghino, ai minimi storici, quantomeno in termini di punti di squadra messi a referto, si scontra quasi sempre contro i ferri della Segafredo Arena, che premiano il gioco corale dei padroni di casa, punendo, di contro, l’individualismo ospite.
Bologna ha, improvvisamente, la possibilità di portare la serie sul 2-2 e potrà provarci davanti ai propri tifosi nella serata di venerdì, quando la squadra di coach Scariolo dovrà ripartire dalla difesa dell’ultima gara giocata, dalle invenzioni di Teodosic, dal Daniel Hackett in formato “Super Sayan”, mentre avrà la necessità di trovare più punti dalle mani di Ojeleye e di concedere ancor meno tiri aperti a Milano, magari evitando qualche raddoppio, viste le ottime condizioni fisiche dei felsinei.
La finale scudetto è più equilibrata che mai ed ha iniziato a premiare il gioco delle vu nere: resta da scoprire se proseguirà sulla falsariga di Gara 3 o se tornerà a trionfare il talento dei singoli dell’Olimpia.