Tra tradizione e Napier: la versione 2023 di Milano fa paura
Sarà Milano-Virtus, ancora una volta.
Le due principali forze italiane a livello cestistico tornano ad affrontarsi in finale scudetto, per la terza volta consecutiva. Nel 2021 fu la Segafredo a trionfare, dopo essersi sbarazzata dei meneghini con un rapido e sorprendente 0-4, mentre, alla fine della passata stagione, l’Olimpia festeggiò il ventinovesimo titolo della sua storia, in seguito ad un 2-4, emblema della superiorità tecnica e fisica dei ragazzi di coach Messina. “Quindi quest’anno si gioca la bella, giusto?” Questo il quesito, che riecheggia nel capoluogo lombardo ed in quello emiliano-romagnolo da qualche settimana a questa parte. La realtà, però, è che la sfida di questa stagione differisce, sotto tanti punti di vista, di parecchio rispetto alle due precedenti battaglie: entrambe le compagini vengono, in questa occasione, da una dispendiosa stagione di Eurolega e da un’annata complicata a livello di infortuni, che ha portato i due allenatori a ritrovare tutti i componenti del proprio roster, di fatto, solamente a pochi giorni dall’inizio dei playoff.
I meneghini hanno dovuto fare a meno, per buona parte della stagione, di Shavon Shields, perno del gioco offerto e pensato da coach Messina, hanno dovuto fare i conti con un infermeria mai davvero vuota, ma, nel momento di massima difficoltà, hanno aggiunto al proprio organico un elemento di grande talento come Shabazz Napier. Lo statunitense si è, fin da subito, reso protagonista di giocate da vero campione e si è inserito rapidamente nel meccanismo di gioco dell’Olimpia, arricchendolo con la sua classe e modificandone alcuni caratteri: dall’arrivo dell’attuale numero 13 biancorosso, infatti, lo staff tecnico dell’Emporio Armani, al fine di sfruttare al meglio le capacità offensive del proprio nuovo acquisto, ha ideato qualche situazione tattica, che permettesse a Napier di avere spazio per attaccare, senza un’eccessiva pressione da parte degli avversari. Durante il primo quarto di Gara 2 tra Milano e Sassari, coach Messina, il quale, senza volersi snaturare e volendo rimanere, su questo aspetto, in linea con la tradizione, chiede proprio al playmaker in questione di portare la sfera oltre la metà campo, ordina a Shields di aprire il campo, posizionandosi in angolo ed ai suoi due lunghi (Melli e Voigtmann, in particolare) di partire, ad inizio azione, entrambi dal semiangolo sul perimetro. A questo punto, Napier palleggia, Voigtmann finge di bloccare, poi si riapre sul perimetro, Melli va a riempire l’area per attrarre un difensore su di sé, Shields blocca il diretto avversario del numero 13 e lo spazio è stato creato: uno dei due lunghi di Sassari, infatti, si sta occupando di Melli sotto le plance, l’altro è preoccupato della posizione di Voigtmann sul perimetro, un quarto giocatore deve rimanere attaccato a Baron, che occupa il lato sinistro del parquet ed il playmaker sardo è, nel frattempo, rimasto dietro al blocco di Shields. Il marcatore del numero 31 meneghino non legge la situazione e rimane fermo, quando, invece, sarebbe dovuto scalare su Napier, il quale, quindi, può prendersi il centro del pitturato e concludere a canestro.
La difesa della Virtus dovrà, naturalmente, essere più attenta, solida e aggressiva rispetto a quella della Banco di Sardegna e preoccuparsi, in particolar modo, di non lasciare spazio al playmaker statunitense, passando con forza sui blocchi e leggendo per tempo l’attacco avversario. Interessanti saranno, inoltre, gli accoppiamenti tra i lunghi delle due squadre: coach Messina, con la scelta di sacrificare Davis e privilegiare Voigtmann (ammesso che ciò avvenga anche in occasione della serie di Finale), ha dato il segnale di voler aprire lo spazio in area per le incursioni di Shields, Napier e, più in particolare, dei suoi esterni, sfruttando la mobilità del co-capitano in canotta numero 9 e del tedesco, ma creando così un problema al collega bianconero, il quale si troverà, quindi, a doversi giostrare Shengelia, Jaiteh, Mickey e, probabilmente, Ojeleye per cercare di limitare gli avversari.
Ci attende, quasi certamente, una serie lunga e combattuta tra due squadre diverse sotto vari punti di vista: sarà ritmo e velocità contro attacchi ragionati negli ultimi secondi dell’azione, sarà transizioni, contro gioco “a metà campo” (per citare le parole di Sergio Scariolo alla vigilia di Gara 1), sarà difesa organizzata, tradizione in casa meneghina dall’arrivo di Messina, contro cattiveria agonistica, aggressività e grande esplosività, saranno due poli (opposti) ad affrontarsi.
Inizia la serie di finale scudetto. Inizia Milano-Virtus.