Non si fa una partita come quella di Anfield se non ci sono valori tecnici; si fa invece una partita come quella di ieri contro il Parma se mancano altri valori: il vero salto di qualità una squadra lo fa quando la fame supera l’appagamento e ieri i calciatori sono apparsi svogliati, spompi, poco motivati; si vogliono dare le colpe ad Italiano?

Avanti pure, chissenefrega, mica ho gradi di parentela con lui; ma se non cambiano atteggiamento i signori che vanno in campo, in panchina ci possono mettere anche il mago Silvan che cambia poco.

 

Il valore della rosa è il settimo della serie A: hanno un bel po’ da venire a raccontarmela quelli del mercato sbagliato; si cominciasse a chiedere ai calciatori perché a Liverpool hanno fatto quella partita lì e ieri hanno sbagliato praticamente tutto: stanchezza?

 

Forse di testa, perché la metà dei calciatori che hanno iniziato la partita ad Anfield erano seduti in panchina.

Se la squadra fosse tecnicamente scarsa e avesse sempre fatto partite oscene sarei anche d’accordo sulla critica al mister o alla società ma questi calciatori hanno dimostrato che al pallone sanno giocarci.

 

E allora poche pugnette e una volta tanto si può andare in controtendenza e puntare semmai il dito verso i veri protagonisti in campo: la squadra ha dimostrato che quando si mette di buon piglio fa buone partite con Italiano in panchina (Udinese, Atalanta, Shakhtar, Liverpool), non con Topo Gigio; quindi gambe in spalla e pedalare, che di prime donne che si mandano oltretutto a spendere non ne sentiamo il bisogno.

E se Anfield è una vetrina da onorare, il Dall’Ara non lo è da meno.

 

Ps: concedetemi una digressione; sabato il gruppo dei Forever Ultras ha festeggiato i 50 anni di vita: tutti coloro che hanno frequentato la nostra curva hanno cantato, saltato, gioito e perché no, come ieri scancherato, sempre col sottofondo dei loro cori e il battito dei loro tamburi.

 

 

Lunga vita ai Forever: senza loro il nostro stadio non sarebbe lo stesso meraviglioso

luogo.