Il Bologna spreca tutto e non sfata il tabù Juve, ma non si rovina la festa: al Dall’Ara finisce 3-3
Una partita agrodolce a fare da contorno alla bellissima festa per la conquista della Champions League. Il Bologna al Dall’Ara è bello, letale e dominante per 75 minuti, ma abbastanza sprecone e deconcentrato da sprecare tutto nei restanti 15 minuti e farsi rimontare ben tre gol di margine dalla Juventus per il 3-3 finale. Un risultato che lascia un pizzico di amaro in bocca ai tifosi rossoblu, che già stavano pregustando il sapore dolce del tabù sfatato 26 anni dopo l’ultima volta, ma per fortuna non rovina lo spettacolo pirotecnico, musicale e luminoso preparato dalla società per celebrare l’ultimo match casalingo di una stagione trionfale, conclusasi in gioia con la Champions League conquistata la scorsa giornata.
La chiave tattica di Motta, vuoi per il campo pesante, battuto dalla pioggia, vuoi per le caratteristiche della Juventus, è quella di una squadra molto muscolare, pronta a tanti duelli individuali sul piano fisico. Senza Zirkzee, Motta premia il lavoro di Odgaard e Castro, il primo schierato a destra e il secondo al centro dell’attacco, con Ndoye a completare il tridente. Urbanski è il collante tra centrocampo e attacco, con Freuler e Aebischer ad agire da mediani davanti alla difesa. Nella retroguardia Calafiori e Lucumí sono i centrali fiancheggiati da Posche e Kristiansen.
La sequenza di scelte operate dal tecnico italo-brasiliano nel suo undici titolare è perfetta. Grazie al pressing alto e al gioco intenso, i rossoblu recuperano fin da subito tanti palloni nella metà campo avversaria, assediando la retroguardia avversaria. L’occasione vincente arriva dopo appena due minuti, con il corner di Urbanski respinto, poi rimesso in area da Castro, che schizza tra i piedi di Calafiori per il primo gol in Serie A dell’ex Basilea. È solo l’inizio però di un primo tempo magico, perché dopo nemmeno dieci minuti, arriva il raddoppio firmato dai due classe 2004 in campo. Sul cross di Ndoye dalla sinistra infatti i due “enfants terribles” del Bologna si lanciano sul pallone e prima il polacco, poi l’argentino, in un’azione degna dei gemelli Derrick di “Holly e Benji”, spingono in porta raddoppio felsineo.
Il primo tempo è un vero e proprio monologo emiliano, con tanto di terza rete annullata a Odgaard per una (giusta) posizione di fuorigioco in partenza, e questo non accenna a concludersi nella ripresa, al netto anche dei tentativi timidi, ma comunque pericolosi dei bianconeri. Anzi la pressione rossoblu non cala e al 53’ Calafiori apre e chiude l’azione che vale il triplice vantaggio bolognese. Recupero all’altezza del centrocampo da parte del difensore azzurro, recupero perfezionato dal centrocampo poi la grinta di Castro per tenere vivo il pallone e offrirlo al centrale, il quale solo davanti a Szczesny lo sorpassa con un delizioso tocco sotto.
Il Bologna suona uno spartito celestiale per 75 minuti e i cambi, almeno inizialmente, non sembrano far calare la qualità della musica al Dall’Ara. Basta però una singola nota stonata e l’orchestra perde completamente gli accordi, finendo per vanificare tutto il bello fatto fin lì. L’errore in disimpegno di Lucumí regala il primo gol juventino a Chiesa. Milik si mette in proprio e con una punizione potente e precisa, deviata in maniera decisiva da Fabbian, buca Skorupski per la seconda volta, poi Yildiz ringrazia il regalo di Beukema e da 20 metri trafigge per la terza volta l’incolpevole portiere polacco del Bologna. Una tempesta perfetta che si consuma in pochi istanti e lava via il capolavoro a tinte rossoblu scritto fino a quel momento. Per fortuna il triplice fischio di Ayroldi non permette agli ospiti di ribaltare il risultato, permettendo allo stadio di festeggiare senza il boccone amaro della sconfitta la Champions League conquistata.
A livello di sensazioni viscerali, il 3-3 finale sembra togliere qualcosa al Bologna. Senza dubbio il predominio tecnico e territoriale dei felsinei nei primi 75 minuti di incontro sono testimoniati favorevolmente dai dati sul possesso palla, che vede i bolognesi detenere il pallone per il 62% del tempo, con 515 passaggi completati (89% di precisione), contro i 299 passaggi riusciti degli ospiti (86% di precisione), nel restante 38% del tempo di gioco.
A livello di numeri in zona gol nell’ultimo quarto d’ora la Juventus fa di tutto per ribaltare il risultato, meritando ai punti il pareggio conclusivo. La Vecchia Signora infatti tira di più rispetto ai padroni di casa con 11, di cui 4 nello specchio, contro i 10, di cui 5 in porta, dei felsinei. Anche in termini di expected goals il pareggio alla fine è il risultato giusto, con 1,38 xG per il Bologna, contro gli 1,27 xG degli ospiti.
L’ennesima prestazione stupenda è stata macchiata dalla disattenzione finale, ma al tempo stesso non è stata rovinata la festa Champions League, la quale verrà ribadita mercoledì in piazza Maggiore. Resta però il sapore agrodolce, perché se da una parte la squadra ha dimostrato tutta la forza delle idee di Thiago Motta, immaginare il futuro senza di lui, lascia un retrogusto amaro a tutti i dolci ricordi accumulati sotto la guida dell’italo-brasiliano. Chi vivrà, vedrà, per ora le uniche certezze sono il Bologna, la Champions League e una proprietà solida come la roccia pronta a dare continuità a questo progetto. Abbastanza per continuare a vivere notti magiche sotto i portici della città dotta.