Pomeriggio da sogno al Maradona, il Bologna vince 0-2 sul Napoli e tocca la Champions con un dito
“Certe notti la macchina è calda, e dove ti porta lo decide lei” cantava Ligabue negli anni ’90 e quella del Bologna punta dritta alla Champions League. Nello stesso giorno in cui a Malmö i Paesi Europei si contendono l’Eurovision, i rossoblu hanno la loro euro-visione e sbancano il Maradona di Napoli per 0-2, regalandosi così il primo match point per strappare un pass per la prossima edizione della massima competizione continentale.
Sotto il sole di Napoli, Thiago Motta e i suoi ragazzi scardinano le poche residue certezze dei partenopei, in evidente crisi di identità, e strappa tre punti dal peso specifico elevatissimo. La gara si consuma, in termini di episodi chiave, quasi tutta nel primo tempo, Ndoye e Posch si tolgono di dosso il peso delle scarse performance in zona gol e siglano le marcature bolognesi, mentre Politano su rigore conosce i guantoni di Ravaglia, così come farà anche Osimhen nella ripresa.
Proprio come visto a Roma qualche settimana fa, anche la sfida del Maradona porta la firma sul capolavoro del tecnico italo-brasiliano del Bologna. L’allenatore felsineo si gioca la carta Ravaglia tra i pali, cercando di dare maggiore spessore al palleggio basso felsineo. Una scelta simile, ma in una zona di campo più avanzata vale anche per Urbanski, preferito a Fabbian ed El Azzouzi; ma la vera sorpresa dell’undici iniziale è nel tridente con Odgaard titolare a destra al posto di Saelemaekers, con Ndoye sulla sinistra.
Il Bologna realizza i suoi due gol ad appena 4 minuti di distanza l’uno dall’altro in un uno-due di pugilistica precisione. Prima Ndoye corregge in rete da pochi passi il cross di Odgaard dalla destra, in un’azione dove, se non avesse trovato la rete, probabilmente avrebbe ottenuto il penalty per la reiterata trattenuta di Di Lorenzo. Poi è la volta di Posch a colpire di testa sull’angolo di Urbanski colpito in prima battuta da Calafiori, poi corretto dal difensore austriaco. Il Napoli reagisce, anche in risposta a un Maradona innervosito, il quale fischia la formazione azzurra. Pairetto concede un penalty molto generoso ai campani, per un contatto minimo in area tra Freuler e Osimhen. Sul dischetto va Politano, ma il suo sinistro aperto è respinto dai guantoni di Ravaglia, permettendo ai rossoblu poi di gestire il resto della prima frazione con il doppio margine.
La ripresa è tutta sofferenza: il Napoli prende in mano il pallino del gioco e schiaccia i rossoblu nella propria metà campo. I ragazzi di Thiago Motta non abdicano al proprio stile di gioco, ma non riescono più a trovare la profondità, mentre i campani sono una presenza sempre più ingombrante nell’area di rigore bolognese, dove però non mancano gli eroi a salvaguardia della porta. Non solo Ravaglia, autore di una parata mostruosa su Osimhen, ma soprattutto Posch, il quale lotta e argina a più riprese prima Kvaratskhelia, poi Raspadori, chiudendo una partita monumentale. I cambi ci mettono qualche minuto a ingranare, ma grazie ai guizzi di Orsolini, Castro e Saelemaekers, negli ultimi 10’ i pericoli per la retroguardia felsinea calano drasticamente, permettendo così al Bologna di mettere in ghiaccio la partita, portando così in dote 3 punti pesantissimi nella lotta alla Champions League.
Organizzazione, cinismo e convinzione. Sono questi tre i principali ingredienti del successo bolognese. La troppa confusione in casa campana alle volte esalta il talento dei singoli, ma sbatte a ripetizione contro l’impianto solido dei rossoblu, studiato perfettamente per battere con la superiorità numerica le qualità dei propri avversari. La freddezza sottoporta del primo quarto d’ora mette in discesa tutto il resto dell’incontro, togliendo di dosso ai giocatori tanta pressione, mentre la risolutezza si mostra quando la squadra serra i ranghi e resiste ai colpi degli azzurri, negando loro ogni chance del pareggio, fino al triplice fischio finale.
I numeri della sfida sono pesantemente inflazionati in favore del Napoli, complice anche gli oltre ottanta minuti di svantaggio dei campani, che hanno costretto la squadra di Calzona ad attaccare a ripetizione contro i rossoblu. I partenopei infatti detengono il possesso di palla per il 60% del tempo, completando ben 480 passaggi (88% di precisione), contro i soli 315 del Bologna (84% di precisione) nel restante 40% di gioco con il pallone al piede.
In zona gol i campani tirano più volte sia in totale (16 a 11), sia nello specchio della porta (6 a 4), ma clamorosamente sono i felsinei a vincere il duello circa la qualità di questi tentativi. Parlando di expected goals, al netto del rigore calciato dal valore di 0,76 xG, gli azzurri ne collezionano in totale solo 1,48 xG, mentre i rossoblu toccano quota 1,74 xG, certificando il merito del proprio successo. Altri numeri dell’incontro vedono i bolognesi meno fallosi (12-15), ma anche meno bravi nel recuperare palloni (30-37) e molto spesso costretti a proteggere i corner avendo visto il Napoli calciarne ben 9 contro i 3 soli del Bologna, bravo però a trasformare in rete uno di questi.
Per i rossoblu è l’ennesima prova della forza del gruppo e delle idee, in quella che si può tranquillamente riassumere nel più classico match tra una vera squadra unita e una formazione molto forte in termini di individualità, ma slegata tra i suoi componenti. Le scelte di Thiago hanno sollevato ancora qualche sopracciglio alla lettura delle formazioni, ma alla fine ha avuto ragione lui. Lo ha fatto talmente tante volte, che ora il Bologna è a soli 2 punti dalla Champions League e la città non smette di sognare. Nella giornata di ieri il cielo blu scuro sopra San Luca è stato solcato dal rosso dell’aurora: sullo sfondo le stelle, rappresentate nel calcio dal logo della Champions. Più profetico di così…