Virtus, serve salute per ritrovarsi. Problema di testa?
Ritrovare equilibri, identità di gioco e continuità nei quaranta minuti. La Virtus è, in questo momento, alla ricerca della miglior versione di sé stessa, quella che, per intenderci, abbiamo tutti ammirato nella prima parte di stagione.
Le ultime settimane si sono rivelate particolarmente complicate in casa Segafredo tra infortuni, sconfitte e critiche ricevute dalla squadra. Proviamo, allora, a fare un po’ di chiarezza.
Gli ultimi sei appuntamenti disputati dai bianconeri felsinei hanno raccontato di due sole vittorie, contro Valencia e Milano, e quattro sconfitte, arrivate, in ordine cronologico, contro Sassari, Olympiacos, Real Madrid e Pesaro. La formazione di coach Luca Banchi, parrebbe, quindi, essersi sciolta come neve al sole nel momento decisivo dell’annata, perdendo certezze e risultando essere meno concreta rispetto a quanto, ormai, il pubblico bolognese non si potesse aspettare. La vera domanda da porsi, in questo preciso istante, è una soltanto: il problema della Virtus è mentale, fisico, tecnico-tattico o una combinazione delle tre? La Segafredo ha mostrato poca continuità, quantomeno contro Sassari, Real, Olympiacos e Pesaro, nell’esprimere i propri concetti di pallacanestro e non è mai riuscita a giocare quaranta minuti con la stessa intensità, lo stesso ritmo e la stessa lucidità: pare evidente come i membri del roster felsineo stiano vivendo il peggior periodo dell’anno a livello fisico e atletico. La Vu nera, soprattutto ad inizio partita, riesce quasi sempre, avversario permettendo, ad indirizzare l’incontro ed a dominarlo nei tempi e nella gestione dei possessi: Bologna aggredisce i propri dirimpettai fin dai primi palleggi, cerca la riconquista rapida del pallone per correre in transizione offensiva e non si scompone nemmeno qualora non riuscisse nell’intento appena citato, risultando solida, decisa e fluida, in un secondo momento, nell’attaccare la metà campo avversaria, con buona circolazione di palla, soluzioni varie e protagonisti sempre differenti. Le sfide, però, non durano venti minuti, neanche trenta e vanno affrontate per intero, mantenendo una proposta di gioco coerente ed un dispendio energetico direttamente proporzionale alla difficoltà del match stesso, ed è qui che arriva il problema: la Segafredo non dura quattro quarti, forse nemmeno tre e mezzo nelle ultime settimane.
Qualora la questione fosse psicologica, viene da dire di conseguenza, la squadra non riuscirebbe a seguire i concetti imposti dal proprio allenatore nemmeno per un minuto, facendosi dominare e limitare nelle proprie caratteristiche principali durante tutto l’arco dell’incontro; ciò che accade, in realtà, dipinge una Vu nera focalizzata sui propri obbiettivi, combattiva, vogliosa di divertire e vincere con le propri idee. Se si trattasse di una problematica ” di testa”, come avrebbe fatto la Segafredo a dominare Valencia? E Milano in uno scontro decisivo per il fattore campo in ottica playoff LBA? Come sarebbe riuscita la Virtus a rimontare fino al -5 contro la squadra più forte d’Europa, vale a dire il Real Madrid, rifiutandosi di lasciar andare l’incontro? Bologna ha bisogno, per trovare continuità di risultati all’interno di un dispendioso calendario ed equilibrio durante la singola partita, di freschezza fisica, poiché questo è ciò che richiede il gioco di coach Banchi: piaccia non piaccia, la guida tecnica bianconera pretende dai suoi giocatori tanta corsa in difesa, transizioni e contropiedi in fase offensiva, senza tralasciare la condivisione del pallone e la cura nel gestire lo stesso, e, proprio in questa ottica, lo stato atletico delle singole individualità è fondamentale.
La società felsinea ha messo a disposizione del proprio allenatore (di quello precedente, se proprio vogliamo dircela tutta) un roster troppo corto per reggere un numero di impegni così elevato, poiché la forza economica ed i parametri europei finanziari da rispettare imponevano che si andasse in questa direzione: la forza dell’allenatore, ora, deve essere quella di risparmiare, per quanto possibile, alcuni singoli in determinate occasioni, continuando, nel contempo, a premere su input tattici, i quali, giorno per giorno, devono arrivare in maniera sempre più automatica nel cervello dei giocatori.
La Virtus si appresta, a partire da questa sera, ad affrontare un doppio impegno decisivo per il prosieguo della propria stagione continentale. La formazione emiliana dovrà scendere in campo senza Hackett, il cui problema al ginocchio parrebbe essersi rivelato un più serio del previsto, e Cordinier, fermato da una distorsione alla caviglia con interessamento dei legamenti, rimediata nell’ultimo match di campionato contro la Vuelle Pesaro. Le sfide a Zalgiris Kaunas e Stella Rossa sono importanti se si vuole sperare nei playoff, ma necessarie e fondamentali per blindare le posizioni più ambite in zona play in.
Il problema è fisico o mentale, allora? Al termine di questa settimana avremo, senza dubbio, maggiori e migliori risposte, per il momento ci teniamo strette le porzioni di gara in cui le Vu nere riescono ad esprimersi bene sul campo, analizzando le fasi calanti delle singole sfide con razionalità, consci del periodo storico difficile attraverso il quale sta passando la squadra.