La partita più bella, solo da gòdere!
Chi mai avrebbe detto che Bologna-Inter sarebbe stata la partita più bella? Ve lo dico io: nessuno. Seppur sia una cosa soggettiva, se a definirla così sono state celebrità come Giuseppe Bergomi e Arrigo Sacchi, ci si può fidare. Commentatore e opinionista il primo, uno degli allenatori più storici e dottrinali il secondo; a questi vanno aggiunti gli elogi dei telecronisti più rinomati, calciatori stessi e allenatori attuali. Nell’immediato poker inflitto al Cagliari un mese fa, a Daniele De Rossi gli fu chiesto un parere sull’Inter in quanto prossima avversaria; queste furono le sue parole: “L’Inter è la squadra più forte del campionato, ma pochi dicono che è anche quella che gioca meglio di tutti, forse il Bologna gioca altrettanto bene”.
A distanza di soli trenta giorni non è cambiato nulla, anzi. Guardare per credere: il Bologna da lì non ha fatto altro che vincere, ma a stupire è stata la tranquillità con la quale sono state vinte queste partite. Il Bologna ha confermato quanto detto dall’allenatore dei giallorossi, quasi a dimostrare come quel “forse” sia di troppo. Lecce, Fiorentina, Lazio, Verona e Atalanta tutte spuntate. Sei, le vittorie consecutive (alla lista va aggiunto il Sassuolo come apripista); per risalire ad una striscia così ampia di successi consecutivi bisogna fare un tuffo indietro nella storia: l’ultima volta fu nella stagione 1966-’67, con i rossoblù che conclusero l’annata al terzo posto.
Ma se il Bologna fa stropicciare gli occhi alla gente, l’Inter non è da meno, per quanto tra le due la più immaginabile. Vera e propria corazzata Potemkin quella di Simone Inzaghi, con lo Scudetto in tasca visto il +15 sulla Juventus. Dodici vittorie consecutive, tredici nelle ultime quattordici prima di arrivare all’ultima sconfitta dei nerazzurri, che guarda caso risale alla gara di Coppa Italia contro i rossoblù. Partita pazzesca, eterna quanto goduriosa. Fu la notte dei due fantastici assist di Zirkzee, il rigore parato di Ravaglia a Lautaro, il pareggio di Beukema e il primo e unico gol di Ndoye con i felsinei, con tanto di scivolata di Thiago Motta a rendere ancora più magica una serata indelebile per il popolo rossoblù. Una scivolata che, qualora si dovesse ripetere, sarebbe più che felice di rifarla, ha detto Thiago Motta nella conferenza dell’antivigilia.
In questa stagione il Bologna si è presentato tre volte a San Siro (tre, se si conta anche il Milan) e non ha mai perso, a differenza delle scorse annate. Ora è il turno dell’Inter di far visita a Bologna e al Bologna, che nelle ultime stagioni ha creato più di qualche scompiglio all’andamento dei nerazzurri in campionato. Due sconfitte consecutive, entrambe di misura, anche se memorabile fu quella incassata il 27 aprile 2022: al vantaggio di Perisic rispose Arnautovic (all’epoca in maglia rossoblù) prima del pasticcio di Radu sul quale si avventò Sansone, che consegnò il titolo nelle mani dei cugini rossoneri. Il Bologna non solo è diventato la “bestia nera” dell’Inter al Dall’Ara, ma pare esserla diventata anche a San Siro: oltre a non aver mai perso è riuscita a segnare quattro gol alla difesa meno perforata in Italia e perfino in Europa.
In 35 gare ufficiali – tra campionato, Coppa Italia e Champions League – sono solo venti i gol incassati dai meneghini, dei quali quattro proprio dai ragazzi di Thiago Motta. Thiago Motta che ha ribadito e poi mostrato come tutti abbiano punti deboli, sta a loro approfittarne. Nonostante qualche concessione più che plausibile, l’italo-brasiliano è stato effettivamente l’unico ad uscirne illeso dal punto di vista prestazionale oltre che del risultato dal prato verde del Meazza. Il Bologna, quindi, sa come far male ai nerazzurri, dai quali ci si aspetta una partenza lampo – come soliti fare – per poi poter gestire a proprio piacimento. Sembrava potersi incanalare così la gara d’andata, ma al doppio svantaggio nel primo quarto d’ora, il Bologna rispose alla grandissima, bloccando la capolista sul punteggio di due a due.
Ed è proprio nel recupero delle partite in cui il Bologna detiene il primato: 15 difatti i punti guadagnati. Sintomo di una squadra coesa, unita e forte mentalmente, coordinata in maniera impeccabile e capace di rimanere ugualmente in partita senza sbragare per la troppa euforia nel voler riequilibrare la gara. Palla tra i piedi, trame di gioco rapide e continui fraseggi che agli occhi di molto possono sembrare superflui, provvidenziali per stanare gli avversari. Il Bologna va avanti con le proprie idee sempre e comunque: esempio emblematico gli ultimi minuti di Bergamo quando, sul punteggio di due a uno in proprio favore, il pallone rimaneva incollato nei piedi dei ragazzi di Motta, palleggiando perfino a ridosso di Skorupski.
Rischioso ma giusto seguire la propria filosofia. Strade che si intrecciano: quella di Fabbian, lo stesso Thiago Motta e dulcis in fundo Marko Arnautovic, passato in secondo piano nelle menti bolognesi dopo l’exploit di Joshua Zirkzee. Chi ci ha guadagnato? “Entrambi”, ha detto Motta.
L’Inter ritrova Calhanoglu, sostituito egregiamente con tanto di marcatura da parte di Asllani, il quale tiene aperta la staffetta per un posto dal 1’. Il Bologna perde Karlsson, la cui nuova distorsione alla caviglia non gli fa dormire sogni tranquilli e lo terrà in disparte per almeno 3-4 settimane. Recuperato Ferguson, nonostante non sia al 100%; mentre sulle fasce permane il dubbio nelle rotazioni.
Difficile stilare i primi undici da ambedue le parti: Inzaghi pensa alla Champions ma non indottrina quello che è il suo pensiero sui titolari, Thiago Motta è impronosticabile.
Il Dall’Ara prepara la coreografia, la quale non si vede da parecchio: tutto è apparecchiato, in scena la partita più bella!