Il Bologna suona la quinta, Verona ko e i rossoblu continuano a suonare
Non è stata una serata capolavoro per il gioco sul campo, ma lo è stata senza dubbio per il risultato finale. Il Bologna non inciampa davanti al suo pubblico, non ferma la propria corsa e tocca quota cinque vittorie consecutive, superando con un secco 2-0 il Verona, al termine di una sfida controllata in lungo e in largo. Due delle tre “F” del centrocampo emiliano, ovvero Fabbian e Freuler, mettono la firma con un gol a testa sui tre punti ottenuti e regalano due notti al quarto posto in solitario.
Per l’occasione Motta sorprende ancora gli addetti ai lavori con la formazione iniziale. Panchina per Saelemaekers, al posto suo Ndoye, schierato a sinistra, con Orsolini e Zirkzee. Fabbian, Ferguson e Freuler completano il centrocampo, mentre è confermata la difesa vincente all’Olimpico, Skorupski compreso, con Lucumí titolare sul centro-sinistra al posto di Calafiori, ancora panchinato.
La sfida nasce in maniera particolare, con un grande evento a sorpresa a spezzare fin da subito il ritmo del match. Dopo appena 4 minuti infatti il direttore di gara Rosario Abisso accusa un problema alla caviglia ed è costretto a lasciare il terreno di gioco in favore del quarto uomo Giacomo Camplone, autore di una buona direzione, al netto di un paio di errori evidenti. L’infortunio dell’arbitro ruba quasi 8 minuti alla partita e le due squadre ci mettono molto prima di riprendere confidenza con loro stesse e l’avversario in campo.
Il Bologna fa però valere la propria organizzazione tattica e la propria maggiore qualità. Dopo qualche schermaglia i ragazzi di Motta stabiliscono il proprio predominio in campo e al 27’ fanno breccia nella solida costruzione difensiva del Verona. L’angolo battuto da Ndoye sul secondo palo libera Orsolini, sponda del numero 7 per Fabbian, perfettamente posizionato a pochi passi dalla linea di porta. Un gioco da ragazzi per il classe 2003 siglare la rete del vantaggio.
Nonostante le tante occasioni, i felsinei non riescono a chiudere la partita. Dopo il vantaggio le occasioni per il raddoppio fioccano, si flirta a più riprese con il secondo gol, ma l’imprecisione non permette ai rossoblu di capitalizzare sulla superiorità tecnica e tattica stabilita in campo. Il Bologna ha però il grande pregio di non disunirsi mai e per quanto il Verona provi con coraggio a pressare alto e colpire in contropiede, le occasioni si contano sulle dita di una mano.
Intorno al 65’ arriva la sliding door che chiude i conti dell’incontro. Prima Skoruspki regala la palla a Suslov, ma il tocco sotto dello slovacco a beffare il portiere rossoblu esce di un nonnulla sul palo lontano. Sul ribaltamento di fronte invece non sbaglia il sinistro di Freuler sul cross di Fabbian, a siglare il definitivo 2-0 degli emiliani.
Il finale di gara è passerella per i rossoblu, a cui si aggiungono due piccoli bonus capaci di mandare a casa tutti contenti. Prima Motta concede a Karlsson il ritorno in campo, accolto dall’ovazione del Dall’Ara, poi Skorupski riscatta l’errore che poteva portare al pareggio, bloccando una conclusione a botta sicura di Henry da dentro l’area piccola. Un intervento prodigioso che di fatto è l’ultima scena prima del triplice fischio che assegna i tre punti al Bologna.
Una partita che ha lasciato poco all’estetica del gioco, ma in cui il Bologna ha badato molto al sodo. Vincere era importantissimo, anche più di mostrare il solito palleggio fluido, e organizzazione sopraffina. La squadra di Thiago Motta si è messa l’elmetto e ha accettato di giocare una partita sporca, pur senza rinunciare alla propria identità e alla fine ha fatto fruttare le occasioni costruite. Non è stato brillante come le scorse uscite, ma questo non ha impedito alla squadra di portare a casa i tre punti, questa è una qualità tipica delle squadre forti, costruite per grandi risultati. Altro materiale onirico per una città e una tifoseria che non vuole smettere di sognare, non adesso che i sogni sembrano a portata di mano, seppur manchi ancora un terzo di campionato da giocare.
I numeri della sfida raccontano perfettamente la superiorità emiliana sotto ogni punto di vista. I rossoblu palleggiano per il 58% del tempo totale, con una precisione dell’82% sui 372 passaggi riusciti, mentre il Verona realizza 264 palleggi con il 79% di precisione.
Nei numeri offensivi il gap tra le squadre si dilata. I felsinei combinano per 12 tiri complessivi, di cui 3 nello specchio, mentre gli scaligeri di Baroni combinano per 7 tentativi complessivi trovando lo specchio della porta di Skorupski per 3 volte. La qualità però non ha paragoni, il Bologna realizza occasioni da gol per ben 2,33 xG, mentre il Verona tocca appena quota 0,70 xG, in cui ben 0,57 xG sono legati alla chance di Henry sul finale dell’incontro. Insomma un Bologna che rischia poco e niente in difesa di fronte ai veronesi.
Altri numeri dell’incontro vedono un Bologna meno falloso (12-15), anche se il numero dei cartellini gialli è in parità (2-2). La squadra di Thiago Motta corre di più (114km contro 111 km) e perde meno palloni (4-7), ma la squadra di Baroni in compenso recupera, seppur di poco, più palloni (41-45).
Insomma una superiorità diffusa, proprio come spesso succede nei duelli testa-coda del massimo campionato italiano. La novità è vedere però il Bologna ricoprire il ruolo della “big”: sono passati infatti sessant’anni dall’ultima volta in cui gli emiliani avevano toccato quota 5 successi consecutivi nel massimo campionato. Ventidue anni dopo l’ultima volta in Europa, il sogno continentale è davvero vicino e in questo weekend di Serie A, i rossoblu saranno almeno fino a domenica sera, quando l’Atalanta affronterà il Milan, da soli al quarto posto, aggrappati al proprio sogno, come i tifosi sono attaccati alle proprie sciarpe ogni volta che risuona l’inno allo stadio.