La battaglia la vince Monaco: Virtus colpita, ma mai affondata
Monaco esce dalla battaglia con un importante successo, ma non vince la guerra. La formazione francese riesce a superare una Segafredo mai doma, conquista due punti fondamentali in classifica e raggiunge proprio i bolognesi in terza posizione.
E’ ormai lontano il ricordo della gara di andata, alla seconda giornata di Eurolega, quando la Virtus vinse oltralpe sul punteggio di 59-83, guadagnando un +24 di differenza canestri; la compagine di coach Sasa Obradovic scende in campo con l’obbiettivo chiaro di riscattare quella pessima prova e di proseguire nel proprio momento di forma, certificato da cinque vittorie negli ultimi sei match.
Il team transalpino imposta l’incontro su chiari dettami tecnico-tattici e fisici, provando a sfruttare fin dai primi istanti la propria esplosività e la capacità di ogni membro del roster di colpire in penetrazione: Jordan Loyd, la cui importanza per Monaco è parecchio sottovalutata, e Mike James, prossimo a superare il record di Spanoulis in quanto a punti segnati nella massima competizione europea, rappresentano un vero e proprio rebus per la difesa bolognese, incapace di arrestarne la velocità e l’estro offensivo, dunque i due esterni mettono immediatamente in salita la gara per i padroni di casa, accedendo troppo spesso all’area e concludendo al ferro con soluzioni individuali. Monaco spazia bene il campo, gira il pallone sul perimetro, muove la retroguardia emiliana e, appena possibile, tenta conclusioni dalla media e ravvicinata distanza ad altissima percentuale; le Vu nere provano a stringere le maglie nella propria metà campo, reggono l’urto in un primo momento, poi, però, si trovano costretti a cedere ed accumulano uno svantaggio che all’intervallo si identifica in un -10.
La Virtus prova ad offrire la propria pallacanestro e trova in Shengelia l’unico interprete in grado di mettere davvero in confusione gli avversari: la cabina di regia bianconera pesca in svariate occasioni il georgiano, il quale, dal post basso, a sua volta imposta la fase offensiva, caricando di falli John Brown III e avvicinandosi alle plance. La formazione francese si dimostra molto abile nel disturbare le trame d’attacco della Segafredo, a cui non viene resa possibile la circolazione pulita del pallone e la variazione delle soluzioni nella metà campo nemica. La situazione migliora, per i felsinei, dopo l’intervallo lungo, quando l’accesso al pitturato per i monegaschi risulta più complicato, le percentuali al tiro pesante dei bianconeri aumentano e gli scambi in area tra i principali interpreti virtussini risultano maggiormente pericolosi; per l’ennesima volta in questa stagione, Bologna trasforma una gara apparentemente sfuggita dalle proprie mani, in un match punto a punto, in cui a fare la differenza sono la maturità, l’esperienza e la prontezza nel gestire i finali di gara da parte delle due squadre. Loyd, Okobo e compagni non smettono mai di segnare, la Segafredo non riesce mai ad allungare nel punteggio e, durante il corso dell’ultimo minuto di gioco, James pesca dal cilindro una tripla in step back senza senso, mentre Lundberg non mette a referto quello che sarebbe stato l’ennesimo “buzzer beater” dell’annata.
Chi doveva prendere l’ultimo tiro? Perché Lundberg non ha segnato? Come si potevano gestire meglio gli ultimi possessi? Sono queste le domande, sulle quali la maggior parte dell’opinione pubblica si concentrerà, ma la verità è un’altra: la Virtus, come sempre accaduto da inizio anno, se l’è giocata alla pari contro una compagine più forte, più attrezzata e con obbiettivi molto più prestigiosi, come le Final Four di Eurolega. I bianconeri non avranno conquistato i due punti, ma hanno, senza dubbio, dimostrato, qualora ancora ve ne fosse bisogno, di poter competere con qualsiasi avversario, esprimendo il proprio basket e giocando a viso aperto, senza paura di sbagliare alcuna scelta o esecuzione. La Vu nera è matura ed appartiene all’elite della massima competizione continentale, che piaccia o meno: starà ai bianconeri, adesso, dimostrare di poter tradurre questi concetti in una posizione di classifica insperata fino a qualche tempo fa.