Europa batte America: la Virtus domina a Varese
Non fatevi ingannare dai parziali, quello della Virtus ai danni di Varese è stato un vero e proprio dominio. La Segafredo supera gli storici rivali lombardi grazie alla forza dell’organizzazione e della tattica, conquistando due punti fondamentali per mantenere a distanza Milano in ottica playoff.
Il canovaccio tattico della Vu nera è prettamente incentrato sulla fase difensiva, alla quale, durante i giorni dei preparazione all’incontro, coach Banchi deve aver prestato particolare attenzione: la volontà dei bolognesi è di non far correre la Openjobmetis, improntata ad un basket veloce, basato su transizioni offensive, pochi passaggi e parecchie carrambate individuali. I singoli di maggior talento in casa varesina sono, senza dubbio, Hanlan e Mannion, limitati al massimo da una grande prova di Cordinier, Lundberg, Pajola e, più in generale, degli esterni felsinei, attenti a seguire il proprio uomo nell’uno contro uno, a passare con forza sui blocchi ed a premere sul perimetro per rubare il maggior numero possibile di palloni. I padroni di casa vanno quasi subito in difficoltà, trovandosi a dover attaccare la difesa schierata della Segafredo, senza poter lanciare in contropiede alcun giocatore: Varese mostra, quindi, tutti i limiti del suo gioco e di una concezione della pallacanestro moderna, la quale ha già permesso a svariate squadre di vincere trofei oltreoceano, ma non può definirsi vincente nel Vecchio Continente. Coach Bialaszewski imposta l’incontro su una sorta di “finto small ball”, con Spencer a ricoprire il ruolo di centro, al quale viene chiesto di catturare il maggior numero di rimbalzi possibili, ma, allo stesso tempo, di essere parte integrante di un sistema, il quale, per la verità, la vera presenza di un centro non la prevederebbe. E’ in questo contesto che si muovono gli interpreti biancorossi, privi della qualità necessaria per superare un avversario così organizzato e solido senza dover ricorrere alla tattica e ad un po’ più di ragionamento in attacco.
Il successo della Virtus è perfettamente rappresentato dalle statistiche di fine gara: 24 assist a 11 in favore degli ospiti, i quali chiudono col 34,7% da oltre l’arco, tenendo gli avversari a 69 punti con il 28,1% dalla lunga distanza. Mannion e compagni si trovano a doversi passare la sfera per trovare spazi nella metà campo virtussina, hanno l’obbligo di appoggiarsi ai propri lunghi, tuttavia non mostrano continuità in fase offensiva: la Vu nera stringe i propri tentacoli al centro del pitturato e, grazie al lavoro di Zizic, Dunston, Polonara e Abass, costringe i lombardi a ricacciare il pallone sul perimetro per non perdere il controllo del possesso, per poi spostare il proprio lavoro sugli esterni di casa e limitarne la grande qualità. Il rendimento dei singoli, non a caso, aggiunge numeri ai concetti appena espressi: Mannion, al termine della diatriba, sarà autore di 16 punti, ma solamente con cinque tentativi a segno su diciotto conclusioni scagliate, Hanlan chiuderà con 12 punti e 1/4 dai sei e settantacinque, mentre, sponda Virtus, Belinelli si riconfermerà mattatore del match con 20 punti e Zizic aggiungerà alla solita “rym protection” ed ai rimbalzi 16 punti.
La Virtus trova il dodicesimo successo del suo percorso italiano ed arriva al successo grazie alla sua pallacanestro, all’idea di basket di coach Luca Banchi. La difesa nel”uno contro uno di Pajola, Lundberg e Cordinier su Mannion, le prestazioni di Belinelli e Zizic e la difesa di squadra contro uno degli attacchi più pericolosi di tutta la LBA rappresentano solo tre dei tanti segnali positivi lanciati dalla compagine bianconera in questa stagione. La squadra c’è, ha voglia di dimostrarlo ed è attesa dal Fenerbahce per il ventitreesimo round di Eurolega, l’ennesimo test per confermare di essere una formazione solida.