Gli Stati Uniti al Paladozza: Virtus batte Varese 115-84
Due squadre moderne, due filosofie di pallacanestro interessanti ed è subito punteggio d’oltreoceano nel match vinto dalla Virtus Bologna contro Varese.
I bianconeri felsinei superano la Openjobmetis grazie ad una maggior concretezza nei momenti decisivi del match ed al netto dominio all’interno del pitturato, chiave tattica dell’incontro in favore di coach Luca Banchi.
Tom Bialaszewski imposta la gara sulla rapidità dei suoi, su transizioni veloci e su forti aggressioni difensive, caratteristiche tipiche della sua idea di basket: Varese corre e attacca nei primi secondi dell’azione, senza dare tempo ai padroni di casa di tornare nella propria metà campo e sistemarsi in difesa. La pallacanestro della guida tecnica nativa di New York, evidentemente di formazione statunitense, funziona nei primi minuti del primo quarto, quando le Vu nere hanno ancora le gambe pesanti e non sono entrate a pieno nel match, soprattutto a livello mentale. Dopo aver preso parecchi punti in contropiede e transizione, però, la Segafredo si compatta, accetta il ritmo dell’avversario e fa valer la maggior fisicità del proprio roster, riuscendo ad arrestare l’emorragia e, di fatto, impedendo ai biancorossi di trovare vie immediate verso il canestro.
Bologna stringe, quindi, le maglie della propria difesa, ma non cala d’intensità, continua a seguire il flusso della partita e lo adatta al proprio gioco, capacità fondamentale per una squadra che vuole competere ad ogni livello: in un match a difese non schierate, Banchi decide di non rallentare l’azione offensiva, affidandosi all’atletismo ed al fisico dei suoi esterni, i quali vengono serviti dal portatore di palla mentre in taglio verso il ferro. Proprio il taglio in backdoor rappresenta, non a caso, una delle principali soluzioni d’attacco della Virtus contro Varese, con Abass, Cordinier, Dobric, Lunderg e Belinelli che trovano parecchi appoggi al vetro da distanza ravvicinata, perché serviti in corsa, col tempo giusto e più rapidi rispetto agli avversari.
Incontro di basket a stelle e strisce anche per quanto riguarda l’utilizzo dei lunghi e la propensione al gioco in area: la Openjobmetis tenta una quantità incredibile di conclusioni da oltre l’arco, concentrandosi poco sulle armi a propria disposizione sotto le plance, complice, per la verità, una pessima prova da parte di Cauley-Stein e Ulaneo fin dai primi minuti del match, mentre i bianconeri riescono ad utilizzare i centri e le ali grandi sia sul perimetro che nei pressi del ferro. Mickey, in assenza di Shengelia, è l’unico a poter garantire un’apertura in punta dopo il pick and pop, lo fa bene e deve sempre essere marcato stretto dalla difesa ospite, Dunston lavora molto bene nella propria metà campo per schermare il canestro quando un giocatore biancorosso vi si avvicina, Cacok regala intensità e Polonara risalta a rimbalzo: il pacchetto lunghi è decisamente la più grande differenza dalla Virtus di quest’anno a quella della passata stagione.
Menzione d’onore, infine, per Gabriel Iffe Lundberg, al rientro sul parquet di gioco con la canotta biancore dopo parecchi mesi di assenza: per la guardia danese 11 punti, 2 rimbalzi e 4 assist, ma soprattutto un ritrovato feeling con il popolo virtussino ed un coinvolgimento emotivo importante nell’arco di tutta la gara.
Tutto sommato, abbiamo visto un incontro godibile, tra due squadre ben costruite ed in grado di offrire un ottimo basket. Ha semplicemente vinto quella più forte.